Villaggio S.O.S.
23 Maggio 2022
Polio Plus
23 Maggio 2022

Progetto Rotary Alzheimer

DISSOLVENZA LENTA

l'Alzheimer colpisce più di 49 Milioni di persone

Ora c'è una nuova speranza per fermare questa malattia degenerativa
Chi sei tu? Come ti autodefinisci?
“È uno Tsunami” spiega Jeffrey L. Morby, fondatore e presidente dell’associazione no profit Cure Alzheimer’s Fund (CAF) e membro del Rotary Club Martha’s Vineyard. “Sappiamo che esiste, possiamo vederla, e ci vergognano quando ne veniamo colpiti, mentre avremmo potuto far qualcosa per prevenirla.”
Grazie all’impegno del CAF prima e dei rotariani in tutto il mondo ora, abbiamo il potenziale per cambiare e migliorare la prevenzione e la cura dell’Alzheimer. All'incirca 10 anni fa, Morby andava in pensione, congedandosi dalla Mellon Bank di Pittsburgh dopo un brillante carriera completata con la vice presidenza. “Mia moglie Jacqui e io stavamo cercando qualcosa che avremmo potuto fare per l’umanità”, racconta. “L’alzheimer ci venne subito in mente”. Sebbene la madre di jacqui fosse stata colpita da demenza, c’era molto altro dietro la loro scelta: videro un bisogno e vollero analizzarlo a fondo, “come in uno studio per una scalata a un’azienda”, spiega Jacqueline C. Morby, un importante consulente della TA Associates, una società privata equa.
Studiarono il mercato, cioè come l’Alzheimer è presente nella società, e notarono che la ricerca in campo medico era soffocata oltre che dalla mancanza di risorse sufficienti anche dalla mancanza di un “grande e forte pensiero”. Crearono perciò una fondazione per dare una netta svolta alla ricerca, fare scommesse coraggiose, e focalizzarsi esclusivamente su trovare una cura. E per questo hanno impegnato il 100% dei fondi raccolti dal CAF in ricerca, i fondatori hanno coperto tutte le spese generali.
I Morby hanno arruolato per questa causa Henry F. McCance, presidente della Greylock Managmente Corp, e Phyllis E. Rappaport, direttore del New Boston Fun Inc. Il passo
successivo: creare un consorzio di ricerca. “Come per una venture, si è sempre alla ricerca dei profili migliori”, racconta Jacqui, “mi dissero: se vuoi la persona che al mondo conosce meglio il cervello umano, devi metterti in contatto con Rudy Tanzi”.
Tanzi, vice presidente della neurologia del Massachussetts Genral Hospital e professore di neurologia di Harvard, è stato un pioniere della ricerca genetica dei disturbi neurologici. Aveva poco più di vent’anni quando nel 1983 fece parte dell’equipe che scoprì il gene responsabile della malattia di Huntington, che provoca la degenerazione delle cellule cerebrali. Come parte della sua tesi di dottorato ad Harvard, decise di costruire una mappa di un cromosoma (ben prima del Human Genome Project, cominciato nel 1990). Ha isolato il cromosoma 21 “perché è il più piccolo, e volevo semplicemente farlo”. È divenuto il più grande esperto mondiale sul cromosoma 21 – il che ha fatto si che sia stata una scelta fortunata.
Quando comprese che le persone con la sindrome di Down hanno un altissimo rischio di insorgenza dell’Alzherimer, Tanzi ha ipotizzato che il gene dell’Alzheimer potesse essere proprio nel cromosoma 21 (la maggiorn parte delle forme di sindrome di Down è causata da una ripetizione di questo cromosoma). Scoprì il primo gene riconducibile all’Alzheimer nel 1987, dopodiché ne scoprì altri due. “E non mi volli fermare. Continuai ad andare avanti nella ricerca ogni volta che potetti”.
Erano i primi tempi, e Tanzi non aveva nessun motivo personale per focalizzarsi sull’Alzheimer, ma questo atteggiamento presto cambiò. Come ha scritto nel suo libro Super Brain: “mi sono dedicato alla ricerca sull’Alzheimer per risolvere un difficile puzzle fisiologico, ma è stato anche fondamentale

la profonda compassione che provai quando vidi mia nonna soccombere a questa malattia.” I Morby incontrarono Tanzi nel 2004, quando si stava ingegnando per trovare il gene responsabile della forma di Alzheimer più comune per le persone con ultra sessantenni. “Quando io e mia moglie comprendemmo le scoperte genetiche di Tanzi, capimmo l’importanza di quell’uomo”, racconta Morby. Tanzi costituì un dream team di ricercatori di classe mondiale per riuscire nell’intento del CAF. In pochissimo tempo scoprirono nuovi geni responsabili dell’Alzheimer, e basandosi su quello che avevo appreso sulle mutazioni genetiche di questi geni, lavorarono su una possibile terapia medicinale.
Questi successi stavano portando il CAF a raggiungere il proprio obiettivo. Ma i fondatori vollero velocizzare sempre più la raccolta fondi e la ricerca. Nel 2010, in un incontro fortuito, il Rotary entra nella vicenda. I Morby stavano cenando al Vineyard Golf Club, accidentalmente si rovesciò una bevanda e un uomo seduto in un tavolo vicino aiutò repentinamente recuperando i cubetti di ghiaccio. Era Dick Pratt, un rotariano di lungo corso del Rotary Club Martha’s Vineyard. “Cominciammo a parlare in amicizia”, racconta Morby. “Pratt mi chiese che cosa facessi, e gli raccontai di essere il presidente della Care Alzherime’s Found, e di come stavo spendendo il mio tempo nel cercare una cura alla malattia.” Parlarono per ore, dopodiché Pratt invitò Morby a parlare a una conviviale. Le sue parole mi colpirono: “molti rotariani hanno o hanno avuto qualcuno nella loro famiglia affettò da Alxheimer, e le persone sono terrorizzate di poter fare la stessa fine”. La presentazione instaurò un effetto a catena: Morby portò il proprio messaggio da un club a un altro, dopodiché all’intero Distretto 7350 e al Rotary Institute di quella zona. I club si impegnarono in campagne di raccolta fondi per finanziare la ricerca. Nel 2012 Morby fu invitato a parlare alla Convention RI a Bangkok e l’anno successivo salì sul palco di Lisbona insieme a Tanzi. “Siamo travolti dal supporto che il Rotary ci sta donando, Dobbiamo purtroppo mandare a casa qualcuno perché le sale conferenze non sono abbastanza grandi”.
Michael Curren, un socio del RC Reading che divenne vicepresidente del CAF nel 2011, ha ribadito: “la gente continua
a dirci che l’Alzheimer ha infettato un dato villaggio o una comunità e ci chiedono cosa devono fare. A Bangkok, una donna sudamericana che stavano lottando grazie all’educazione al paziente, e un’altra persona, americana, ci raccontò che cercava di fare qualcosa. L’anno dopo, quando ci rincontrammo a Lisbona entrambe mi raccontarono dei loro sforzi nell’anno precedente e di come la condivisione del servizio attraverso il Rotary, gli abbia fatto fare una delle cose migliori della loro vita.” Nel 2013, grazie a Morby, Curren e altri soci rotariani, Il RI Board ha approvato l’Alzheimer’s/Dementia Rotarian Action Group (www.adrag.org). Lo stesso anno Morby divenne rotariano. C’era molto da festeggiare nell’ottobre del 2014, quando il CAF ha onorato il suo decimo anniversario con un simposio all’Harvard Club di Boston, nel quale Morby ha ricordato come solo 10 anni prima sull’Alzheimer vi erano conoscenze limitate mentre ora si era a un passo dalla cura. Nel 2005 il CAF lanciò l’Alzheimer’s Genome Project per avere una mappa e individuare le persone a più alto rischio, e per individuare quali geni possono impedire la manifestazione. Tanzi e il suo gruppo di ricerca hanno identificato più di 100 geni legati all’Alzheimer e più di 250 mutazioni genetiche che possono portare all'insorgere della malattia. Inoltre hanno compreso meglio l’evoluzione della malattia. I sintomi dell’Alzheimer impiegano dai 20 ai 30 anni per svilupparsi, afferma Tanzi, e si riconoscono tre distinte fasi: amiloide, complicanza, e infiammazione. La chiave sta nel capire come prevenire o trattare ognuna di queste fasi a differenti età e livelli di avanzamento della malattia, “trovare il giusto trattamento per il giusto paziente per il giusto momento”.
Un innovativo studio, pubblicato su Nature a ottobre, ha posto le basi per stabilire una cura per ognuna delle tre fasi. Usando le cellule staminali umane, Tanzi e il suo team hanno calcolato di poter far crescere cellule cerebrali in laboratorio, all’interno di speciali gel. In questa coltura si potrà far sviluppare e crescere le mutazioni dei primi geni che Tanzi aveva riconosciuto come responsabili dell’Alzheimer, mettendo a fuoco e osservando le conseguenze della deposizione delle placche della proteina beta-amiloide sul cervello.
Questo è il primo concreto passo su una teoria che si era ipotizzata già da una trentina d’anni, una teoria che prevede che questi depositi rappresentino il primo gradino della malattia, “la scintilla che può accendere il fuoco”, la chiama Tanzi. Inoltre i ricercatori hanno determinato come queste placche causino l’attivazione dell’enzima GSK dei grovigli neurofibrllari, l’altro segno distintivo della malattia. Questo apre alla possibilità di creare un medicinale in grado di interdire l’enzima e far si che questi grovigli non si vadano a espandere e a crescere, provocando così la malattia. Ma secondo Tanzi, se si può fermare la produzione dell’amiloide nel cervello, si può anche prevenire la malattia. Questo
al fine di non permettere la degenerazione e la distruzione di un numero consistente di cellule cerebrali. Per questo Morby dice che i 28 milioni di dollari investiti dal CAF nella ricerca nei 10 anni trascorsi, non sono abbastanza per questi nuovi e ambiziosi obiettivi. “Abbiamo i migliori ricercatori che stanno lavorando su questo, e numerosissime informazioni”, dice, “siamo al punto in cui dobbiamo solo guidare il tutto al traguardo finale.” Lui spera che molti altri rotariani vogliano sposare la causa e aiutare a completare le ricerche che potrebbero portare a una scoperta medica tra le più importanti al mondo. “Ci saremo finche non troveremo la cura”.

IN BALIA DELLE ONDE

il viaggio burrascoso del malato di demenza
Un percorso degenerativo, che coinvolge anche amici e parenti
Dove ho lasciato le chiavi di casa?
Vai a vedere l'ultimo film di Bruce Willis, è proprio bello, si chiama... ? Eppure ero sicuro di averlo messo qui? A quanti sono successi momenti come questi, in cui, solitamente quando si ha fretta, si cercano oggetti importanti, oppure si cerca di essere il più precisi possibili durante un racconto ad amici e il particolare, il nome, il luogo non riusciamo a ricordarlo e ciò poi condiziona tutto il successivo atteggiamento nella narrazione, per poi ritrovarsi, minuti o ore dopo, quasi illuminati nel ritrovare improvvisamente la risposta alla nostra interpellanza ai ricordi. Momenti di imbarazzo, a volte rabbia e sconforto, che si esauriscono velocemente ma che possono creare disagio, in quanto ci fanno perdere quell'efficienza e quella sicurezza a cui si è fortemente, e giustamente attaccati. Momenti che però passano veloci e che vengono velocemente rimpiazzati da altro, da nuove emozioni e sensazioni, e ai quali, in fondo, non si dà mai
troppa rilevanza, anzi vi è quasi una solidarietà comunitaria, soprattutto quando l'amnesia momentanea è dovuta a fatti o particolari di un dialogo conviviale, nel quale gli altri soggetti, riconoscendo il disagio che loro stessi hanno provato in altri momenti, sollevano il relatore dal compito di dare precisione al discorso fatto, rassicurandolo. Questa è l'esperienza comune che forse fa considerare il nostro cervello, e in generale tutte le funzioni legate ad esso, un oggetto oscuro, dai contorni non ben definiti, indipendente e incontrollabile, per cui quando le funzioni celebrali vengono intaccate o lese l'angoscia e il senso di impotenza aumenta vertiginosamente. E in tutto questo mondo, tra le più grandi paure, vi è la perdita delle funzioni di relazione sociale e di benessere nello stare con gli altri, vi è la demenza. La demenza, più il nostro corpo invecchia, e di conseguenza i suoi organi e i suoi sistemi e apparati, più risulta probabile,

e terribilmente vicina alla realtà delle persone. Nella sola Italia gli over sessantaquattrenni sono quasi 13 milioni (dato dell'ultimo censimento) e in questi la possibilità di fenomeni di demenza è tra il 5 e il 7% (a seconda degli studi che si prendono in considerazione) con tassi di incidenza che crescono con il crescere dell'età. Per cui quasi un milione di persone sono affette da demenza, e di queste, in particolare, la maggior parte è affetta dal morbo di Alzheimer. Uno stato psicofisico degenerativo che non ha ancora una reale cura né prevenzione, anche se gli studi del gruppo di Tanzi stanno facendo progressi enormi, e che ha solo possibilità di essere rallentato, monitorato e alleviato. Una perdita progressiva della propria autonomia, della propria capacità di pensiero, della propria incidenza sulla comunità che è un depauperamento insopportabile per la persona in primis, e per la società poi. Ma nonostante questo colpisca più di un milione di famiglie nel nostro Paese (circa 49 milioni a livello globale) la demenza è un dramma che troppo spesso viene affrontato con nessun strumento e supporto. La verità è che ci si vergogna di quello che sta accadendo, si cerca di negare i propri limiti, finché questi non diventano palesi, e a quel punto la reazione della collettività è spesso inadeguata. La perdita della memoria, delle capacità di relazionarsi tramite il proprio vissuto con i propri familiari e affetti, rappresentano i veri drammi e angosce del malato e dei suoi cari. È questa la sfera che realmente vien colpita, una malattia del genere non invalida una sola persona, ma tutte quelle che le sono legate, che vivono il lento e costante decadere di un individuo che hanno amato, e per cui non riescono a fare nulla. Un'impotenza frustrante che accresce con il passare e con il progredire della malattia, e a cui non si da il giusto peso e la giusta considerazione. La malattia
per cui diventa uno stato di malessere familiare, e di conseguenza comunitario. Nonostante questo, viene comunque sottostimata e poco supportata. Questo moto collettivo è la vera manifestazione della malattia, ed è anche su questo e per questo che nel corso degli ultimi anni sempre più studi e interventi cercano e vogliono coinvolgere tutta la sfera di influenze che gravita intorno al malato, per far si di prevenire le malattie accessorie che la demenza porta con se, soprattutto psicologiche. In questo quadro stanno nascendo e rendendosi sempre più importanti corsi di sensibilizzazione alla popolazione, vista sia come possibili malati, sia come interagenti con la malattia. Corsi che danno gli strumenti più utili e immediati al malato, ai familiari e a chi viene in contatto con la malattia, dal lavoratore al volontario. Questi cammini formativi percorrono i più svariati campi, dai più tecnici e medici, a quelli psicologici e relazionali, andando così a preservare dal pericolo burn out, coloro i quali vivono nella cerchia relazionale del paziente.
Un rischio subdolo e non riconoscibile ai più, che si manifesta con così tante sfaccettature, che senza un'autoanalisi forte e un supporto psicologico esterno, risulta difficile da evitare e affrontare. In tutto questo la sensibilità del mondo rotariano nel corso degli anni non è mancata, nè sono mancati service a favore della propria comunità di appartenenza, sono stati introdotti e portati avanti per alleviare e informare sempre più, per mettersi a disposizione in casi di reale bisogno della società. In queste pagine potrete leggere di alcuni progetti, tra i tantissimi attivati, che recentemente sono stati realizzati dai club di tutta Italia. Service che non risultano essere gocce in un mare in cui una nave è ormai alla deriva, ma solidi porti di ristoro e rifugio per chi deve affrontare questo burrascoso viaggio.

ROTARY E MENTE: QUALI SERVICE?

le attività nei Club e nei Distretti

Analisi di alcune delle attività svolte sul territorio, in ambito di malattie generative della mente.

Rotary Club Capua Antica e Nova - sensibilizzata la popolazione con convegno e visite specialistiche
Il Club ha voluto realizzare um service con orientamento socio-sanitario, per richiamare l’attenzione di tutto il territorio sulla dignità della persona umana a volte compromessa da malattie neurodegenerative come l’Alzheimer o l’Autismo. Questo progetto è stato apprezzato e condiviso da tutti i soci rotariani che si sono impegnati per la realizzazione di tali service che, innovati durante quest’anno rotariano, sono già oggetto di programmazione per il prossimo anno 2015/2016 quando una nuova presidenza e un nuovo direttivo affronteranno tematiche socio-sanitarie che, per il successo già riscontrato, colmano lacune sociali di formazione e informazione per le famiglie che possono anche provare sentimenti di ansia, di paura, di solitudine, qualche volta anche di vergo-
gna nel dover confrontarsi con una malattia così degenerativa a livello cognitivo e personale per un loro congiunto. In questo contesto il 23 febbraio 2015, con il patrocinio del Comune di Santa Maria Capua Vetere, un convegno dal titolo “ALZHEIMER una sfida possibile” realizzato in collaborazione con l’Associazione di Promozione sociale Onlus “LA FENICE” con sede a Maddaloni.
Al convegno sono seguiti screening con visite mediche eseguite dal team di specialisti dell’associazione La Fenice e hanno visto un buon numero di partecipanti e considerato il grado elevato di interesse che ha suscitato questa patologia e relative tematiche sociali correlate.
Rotary Club Fabriano - donato videoproiettore al Caffè Alzheimer
27 febbraio, una giornata di grandi emozioni in un clima di totale serenità, nella sala del Caffè Alzheimer gremita per l’occasione della cerimonia di consegna del Videoproiettore da parte del Rotary Club di Fabriano e della presentazione del libro “L’Azzurro dei giorni scuri” di Maria Grazia Maiorino. “Il Club è onorato di mettere a disposizione le proprie forze per iniziative e progetti di questo spessore che toccano uno dei temi più attuali e delicati del momento” – ha evidenziato il Presidente Maurizio Marchegiani. Grandissima la soddisfazione manifestata da Cinzia Cimarra: “Un gesto che testimonia la grande sensibilità del club verso la nostra realtà costituitasi da pochi mesi”. “Quando nasce un fiore che sa di fraternità il Vescovo deve esserci – ha dichiarato il Vescovo Giancarlo Vecerrica – sono molto lieto di questa nuova realtà, nata proprio nell’anno delle Beatitudini”. L’Assessore
Giorgio Saitta ha messo in evidenza come negli ultimi anni sia cresciuta l’attenzione verso il morbo di Alzheimer, in particolare il sostegno e la formazione alle famiglie dei malati. “La Regione ha preso coscienza del forte impatto sociale della malattia – ha rivelato Ciappelloni – e questo è un fatto significativo. Bisogna iniziare a puntare sulla formazione”. La seconda parte dell’evento prevedeva la presentazione del libro “L’Azzurro dei giorni scuri”, un romanzo – diario che affronta il delicato tema del morbo di Alzheimer. Ad animare la lettura, con una prestazione di grande intensità, l’attrice Marzia Paoletti con l’accompagnamento musicale di Nino e Gianna Lamolinara e la “mascotte” Niccolò Oteri Di Bartolomeo. “La scrittura si è rivelata salvifica – ha dichiarato l’autrice – perché è riuscita a contenere tutte le emozioni, dalla rabbia al dolore, vissute in quel periodo”
Rotary Club Ivrea - coinvolto l’architetto De Lucchi nel progetto del centro diurno Alzheimer di Salerano
Sta finalmente per avviarsi la realizzazione di un obiettivo che l’Associazione Casainsieme sta perseguendo da alcuni anni: dopo aver realizzato l’Hospice di Villa Sclopis a Salerano prende forma il Centro Diurno Alzheimer, che troverà la sua sede all’interno dell’interessante parco per accogliere le persone con demenza, vera emergenza in continuo aumento per molte famiglie, in un edificio progettato dall’architetto Michele De Lucchi di Milano. L’architetto, pur impegnato in questo periodo in svariate e importanti attività, non ha dimenticato gli amici dell’Associazione Casainsieme, per i quali aveva già progettato il restauro di villa Sclopis come sede dell’Hospice, e ha voluto ancora
una volta essere vicino a questa istituzione di volontariato del territorio con il nuovo progetto per il Centro Diurno, presentato il 22 gennaio L’incontro è organizzato dall’Associazione Casainsieme e dal Rotary di Ivrea, club di servizio che da molti anni è particolarmente legato all’Associazione Casainsieme con il supporto di iniziative di vario genere destinate a sostenerne l’attività. Il Rotary Club di Ivrea, insieme agli altri club di servizio del territorio (Lions, Soroptimist, Inner Wheel, Rotaract, Panathlon) e al Comune di Salerano, ha recentemente raccolto una rilevante somma di denaro da destinare alle prime spese per l’avvio del futuro Centro Diurno.
Rotary Club Macerata - impegno su un lungo cammino di service
Da un service a un percorso sempre più strutturato per tutta la comunità. Ecco quello che ha costruito il Rotary Club Macerata nel corso degli ultimi anni, arrivando alla terza edizione di un percorso di sensibilizzazione e assistenza a persone affette da demenza. L’obiettivo del service è quello di dare supporto ai familiari, fornire nuove competenze e strumenti agli assistenti familiari e ai volontari che operano a stretto contatto con il malato. Il tutto lavorando in primis sulla conoscenza della malattia, fornendo informazioni sul decorso della malattia, sulle tecniche di assistenza del malato, rendendo così tutta la famiglia coinvolta e partecipe. L’approccio scelto e adottato è del tipo bio-psico-sociale che pone al centro della cura il malato, attraverso l’utilizzo di sti-
molazioni sensoriali, atteggiamenti idonei e opportuni, condivisioni di metodologie con tutti quelli che assistono il malato, al fine di ridurre, per quanto possibile, l’utilizzo di farmaci. Questo cammino punta a dare sempre più rilevanza al problema della malattia, non soltanto intesa come patologia che affligge il singolo individuo, ma sviscerandone i risvolti sociali e familiari. Una malattia che destabilizza un’intera famiglia, e che troppo spesso non ha gli strumenti, le tecniche e l’adeguato supporto della comunità per poterla affrontare. I dati fin qui raccolti delineano un programma di formazione utile e benvoluto, che edizione dopo edizione sta veramente cambiando in meglio il senso di percezione di questa malattia e della reazione della comunità stessa.
Rotary Club Valsabbia - impegno per il Caffè Alzheimer
Caffè Alzheimer Valsabbia è un’iniziativa che si propone di offrire un aiuto concreto per tutti coloro che vivono direttamente e/o indirettamente le problematiche derivanti dal decadimento cognitivo, con un intervento congiunto a favore dei malati affetti da demenza e di chi se ne prende cura. Destinatari principali del progetto sono gli anziani affetti da forme di decadimento cognitivo di grado lieve-moderato che vivono ancora al loro domicilio, e i familiari che di essi si prendono cura. Per gli anziani si prevedono interventi clinico-socio-assistenziali per contrastare il declino cognitivo attraverso attività riabilitative per il mantenimento delle abilità cognitive e delle autonomie residue (Stimolazione Cognitiva, Gruppi di Riconoscimento, ecc.), favorendo la socializzazione. Per chi assiste gli anziani sono proposte attività educativo-formative, supporto assistenziale nella gestione domiciliare, supporto psicologico individuale e di gruppo
(gruppi di auto mutuo-aiuto, counselling, ecc.). Il servizio è organizzato dalla cooperativa La Cordata, in associazione con la cooperativa ESEDRA e con il patrocinio della Comunità della Fondazione Bresciana, della Comunità Montana di Valle Sabbia, della RSA "Soggiorno Sereno Emilia ed Egidio Pasini" di Odolo, del Comune di Odolo e del Rotary Club Valle Sabbia, della RSA “La Memoria” di Gavardo e del comune di Gavardo, della RSA della RSA “Fondazione Beata Lucia Versa Dalumi” di Bagolino e del comune di Bagolino, e vuole essere una risposta ad un bisogno cui le infrastrutture valsabbine non riescono a rispondere adeguatamente. Caffè Alzheimer Valsabbia si pone l’obiettivo di rispondere a questo duplice, importante bisogno. L’avvio di Caffè Alzheimer Valsabbia è stato accompagnato da cinque incontri introduttivi tra ottobre e novembre 2011, questo primo ciclo ha creato le basi di un service che continua tutt’ora.
Rotary Club di Vasto - attivazione di un corso di formazione per l’assistenza ai malati di Alzheimer
A febbraio il Rotary Club Vasto, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Vasto e in collaborazione con i Servizi Sociali del Comune, si è impegnato in un service di formazione e sesibilizzazione sull’Alzheimer. Il corso ha avuto due importanti finalità: innanzitutto fornire un aggiornamento professionale agli operatori dei Servizi Sociali e non, impegnati nel territorio del Comune di Vasto nell’assistenza domiciliare di anziani e disabili, in quanto la demenza è una patologia molto frequente in queste categorie di persone ed è causa di notevole disagio e difficoltà per le famiglie dei pazienti; in secondo luogo dare un supporto professionale agli operatori stessi, in modo da poter in futuro coinvolgere le famiglie dei malati in iniziative di socializzazione, quali il Caffè Alzheimer.
Sono 25 i corsisti che hanno aderito all’iniziativa e che hanno seguito le 10 lezioni, di due ore ciascuna, tenute con cadenza settimanale dalla dr.ssa Claudia Sacchet, Dirigente Medico di Geriatria U.O.C. dell’Ospedale di Vasto. La dott. ssa Sacchet ha trattato un’amplissima gamma di tematiche legate alla malattia, dalle più tecniche e mediche a quelle psicosociali. Naturalmente, oltre alla parte teorica, è stato riservato un ampio spazio agli operatori per esporre le proprie esperienze e problematiche da discutere collettivamente.
Rotary Club Roma Capitale - Convegni