Invecchiare in salute – III° Convegno
16 Maggio 2022
INVECCHIARE IN SALUTE: QUALI PERCORSI? – II° Convegno sull’Alzheimer
17 Maggio 2022

1 convegno 2017 A

INVECCHIARE IN SALUTE: quali percorsi?


Sabato 25 novembre, a Roma, nella fastosa cornice del Salone dei Convegni della ex Caserma Pio IX, già ospitante i Dragoni Pontifici, oggi Foresteria dello Stato Maggiore dell'Esercito Italiano, si è svolto il Convegno "Invecchiare in Salute: quali Percorsi?" organizzato da 27 differenti Club del Rotary International appartenenti a 5 diversi Distretti comprendenti anche S. Marino e Malta.
Il Convegno è stato organizzato con l'obiettivo di aumentare le conoscenze delle patologie neurodegenerative della terza età, con particolare riferimento all'Alzheimer, come strumento per ridurre l'emarginazione ed il pregiudizio sociale nei confronti delle persone colpite da tali patologie e dei loro familiari per permettere loro la partecipazione, per quanto possibile, alla vita attiva.

Al Convegno hanno preso parte, in qualità di Relatori, personalità del settore che hanno dato, ognuno per sull'argomento preso in considerazione, un quadro completo ed esauriente, utile per successive riflessioni ed approfondimenti.


Com.te Ugo d'Atri
Presidente del Rotary Club Roma Capitale

Ha aperto i lavori il Com.te Ugo d'Atri, Presidente del Rotary Club Roma Capitale che ha fatto da padrone di casa il quale, dopo il fatidico "tocco alla campana" e l'esecuzione degli Inni, ha salutato i numerosi intervenuti , gli ospiti, i Relatori, le Autorità Rotariane e i Presidenti degli altri 26 Clubs Rotariani che, con il Roma Capitale, hanno voluto il Convegno sottolineando l'importanza di una così numerosa presenza Rotariana su un tema che, secondo gli intenti degli organizzatori, non deve restare un fatto isolato, ma deve trovare seguito con altre manifestazione fino a riuscire a coinvolgere il Rotary International e quindi il mondo intero su un tema molto delicato e di attualità, così come 40 anni era considerata la poliomielite, oggi con la "Polio Plus", quasi del tutto eradicata


Dott. Maria Novella Tacci.

Ha portato il saluto del Governatore del Distretto 2080, Dott.ssa Salvina Deiana, la sua Delegata, Dott. Maria Novella Tacci.


Dott. Francesco Maietta, Responsabile delle Politiche Sociali del CENSIS

Esaurito il cerimoniale rotariano, ha aperto il Convegno il Dott. Francesco Maietta, responsabile delle Politiche Sociali del CENSIS che, letto un messaggio del Presidente De Rita che si scusava per non poter intervenire in prima persona in quanto impegnato altrove, ha fornito dati sulla popolazione italiana comprensiva di 13 milioni di persone con almeno 65 anni. Persone che, nel 1950 rappresentavano meno dell'8% della popolazione, oggi sono il 23% dove le donne hanno una speranza di vita fino a 84 anni, gli uomini fino a 81.
Alla domanda quando si diventa vecchi, non ha esitato a dire che, fino a poco tempo fa, la risposta era facile: si diventava "vecchi" al raggiungimento della pensione e quindi a 65 anni. Oggi il termine si è allungato anche perché lo Stato, per esigenze contabili, ha modificato i termini della questione e lo stato di salute delle persone consente alle stesse attività che prima non erano possibili.
L'anziano è ancora utile ed attivo nell'ambito familiare con tutta una serie di ruoli ed incarichi prima inimmaginabili. Si diventa vecchi quando viene meno l'autosufficienza, insorgono le malattie e le persone necessitano di aiuto.
Da qui la soluzione tutta italiana del "Badantato", soprattutto proveniente dai Paesi dell'est, con ben 9 miliardi di retribuzioni erogare all'anno con il quale le famiglie hanno inteso supplire alle deficienze pubbliche e dei servizi sanitari.
Negli ultimi 10 anni, il numero delle "badanti" è pressocchè raddoppiato e tutto lascia supporre che continuerà ad aumentare nel tempo anche perché, la soluzione più moderna di sostituire gli aiuti in casa con l'utilizzo dei Robot, non è soluzione gradita agli "anziani" Italiani.


Prof. Osvaldo Scarpino, Presidente della Sezione Regionale Marche dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria

Il Prof. Osvaldo Scarpino, Presidente della Sezione Regionale Marche dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria, ha parlato del declino cognitivo nell'anziano con particolare riguardo alle problematiche cliniche ed assistenziali.
Nella sua esposizione, ha messo in risalto come la demenza senile sia sindrome che ricomprende più malattie ed è caratterizzata da un decorso il più spesso progressivo. Si presenta con lenta incubazione cominciando ad insorgere molti anni prima che la persona si accorga di essere affetta da malattia fino a quando la neurodegenerazione danneggia le cellule cerebrali fino a farle scomparire. Poiché le cellule cerebrali non si rigenerano, l'individuo va incontro ad un progressivo decadimento che porta alla morte. I sintomi della demenza sono rappresentati da declino cognitivo (perdita di memoria, disorientamento temporale e spaziale, afasia, agnosia, difficoltà delle funzioni esecutive) e disturbi di comportamento (con oscillazioni dell'umore, alterazioni della personalità, psicosi, agitazione, wandering, sintomi neurovegetativi) con conseguente compromissione funzionale delle ADL (le cose che normalmente si fanno come nutrirsi, lavarsi, vestirsi,curarsi, lavorare, svolgere le faccende domestiche, rilassarsi) nonché delle IADL (usare il telefono, fare la spesa, preparare il cibo, governare la casa, fare il bucato, assumere farmaci, usare il denaro).
In tutto questo, si inserisce il discorso sulla frequenza della malattia per la quale 1 persona su 10 dopo 65 anni è affetta e 1 persona su 3 oltre 65anni muore di Alzheimer.
L'Alzheimer è solo una delle forme di demenza dell'età senile, anche se la più frequente, verso la quale è auspicabile una diagnosi tempestiva che richiede la raccolta ed il rilievo di elementi diversi. La terapia è solo sintomatica e la cura deve consistere in un intervento più globale da applicare al paziente, a chi se ne fa carico e all'ambiente di vita. La fase avanzata richiede il riconoscimento dei bisogni fisici, emozionali, sociali e spirituali. La cura deve essere rispettosa della dignità della persona, dei suoi valori, convinzioni e volontà. Tutto ciò serve a sopportare meglio il carico della malattia che purtroppo comunque comporta un lento, graduale, definitivo, peggioramento.
Il tutto frutto della sua esperienza di medico a contatto con i malati che gli suggerisce tra l'altro norme comportamentali personalizzate che di volta in volta condivide con i malati.
Particolarmente attenti ed interessati i numerosi presenti al Convegno dalla sua esposizione al punto da richiedere alla moderatrice del Convegno, Dott. Margherita De Bac, giornalista del Corriere della Sera, di non togliergli la parola e lasciar continuare il Prof. Scarpino a parlare.


Dott. Daniele Zaccaria, Sociologo della Fondazione Golgi Cenci di Abbiategrasso

Il Dott. Daniele Zaccaria, Sociologo della Fondazione Golgi Cenci di Abbiategrasso, comune dell'hinterland milanese, ha riferito sulle attività di ricerca che il suo Istituto, attivo da più di dieci anni, ha svolto e sta svolgendo in Italia nel campo dell’invecchiamento della popolazione.
Le aree di ricerca sono quella epidemiologica, sociale, biologica, neuropsicologica, neuropatologica.
I principali programmi di ricerca attuati negli ultimi anni sono:

InveCe.Ab
(Invecchiamento Cerebrale in Abbiategrasso) - Si tratta di uno studio prospettico di coorte finalizzato all’analisi della prevalenza e dell’incidenza della demenza e di altri disturbi cognitivi legati all’invecchiamento tra tutti i residenti ad Abbiategrasso nati dal 1935 al 1939.
Tutti i reclutati (1321 da una popolazione eleggibile di partenza di 1773) hanno partecipato nel 2010 ad un assessment che ha comportato un questionario sulle abitudini di vita, determinazioni ematochimiche ed estrazione del DNA, misure antropometriche e test del cammino, visita medica geriatrica, colloquio e valutazione neuropsicologica con test cognitivi, Lo studio ha poi avuto due follow-up: al primo nel 2012 hanno preso parte 1114 individui, mentre al secondo svoltosi nel 2014 hanno partecipato in 1010, sempre con tassi di risposta superiori al’80%. La prevalenza di demenza nella popolazione di studio nel 2010, 2012 e 2014 è stata rispettivamente di 3,3%, 4% e 7%, in linea con quanto trovato da altri studi sulla stessa fascia di età.
I dati dello studio InveCe.Ab hanno permesso di poter approfondire altre tematiche relative ad alcuni aspetti legati all’invecchiamento, quali la depressione che rappresenta uno dei fattori di rischio associati al decadimento cognitivo. In particolare, i risultati di uno studio sull’associazione tra numero di eventi avversi, sintomi depressivi e ruolo di mediazione di un fattore genetico come il trasportatore della serotonina sono stati pubblicati sull’importante rivista internazionale Plos One. Si è dimostrato come gli eventi stressanti recenti siano depressogeni (ognuno aumenta del 14 % la probabilità di avere sintomi depressivi) e che questo è aumentato dalla predisposizione genetica che modifica l’azione della serotonina.

Banca del cervello
La Banca del cervello è un progetto attivo pienamente dal 2015. Si tratta di una vera e propria banca di encefali umani donati per la ricerca scientifica sulle malattie neurodegenerative e rappresenta una delle prime esperienze italiane dove i cervelli hanno “una storia”. I donatori infatti, reclutati su base volontaria, si sottopongono ad una serie di valutazioni in vita in modo che, dopo il decesso, l’encefalo possa essere analizzato dall’équipe di neuropatologi della Fondazione anche in riferimento alle informazioni precedentemente raccolte.
Attualmente la Banca conta 272 donatori iscritti, residenti ad Abbiategrasso o in Comuni limitrofi, (il più giovane 34 anni, il più vecchio 104), mentre la dotazione attuale di encefali è di 17 unità. Per avere i primi risultati scientificamente rilevanti bisognerà tuttavia attendere che la dotazione cresca ancora.
Abbiategrasso Demnetia Friendly Community.
Nell’ambito sociale, in particolare in quello dell’innovazione socio-culturale, dal febbraio 2016 la Fondazione, in collaborazione con Federazione Alzheimer Italia, ha lanciato il progetto Abbiategrasso città amica delle persone con demenza. Abbiategrasso rappresenta il progetto pilota, la prima esperienza italiana certificata sulla base di quanto già avviene da più di un decennio nei paesi anglosassoni. L’obiettivo è rendere la comunità quanto più accogliente ed inclusiva per i pazienti affetti da forme di demenza e per i loro caregiver.
Essere dementia friendly significa avere la capacità di costruire una fitta rete di partnership tra tutti gli attori locali pubblici e privati (municipalità, azienda sanitaria, associazioni, centri di formazione e ricerca, istituzioni scolastiche, categorie professionali) che condividano l’idea comune che la comunità debba essere luogo aperto ad accogliere con i giusti adattamenti i cittadini affetti da demenza e i loro familiari, in modo che possano mantenere la piena dignità di cittadini e partecipare attivamente alla vita comunitaria.
Per fare questo il progetto si sviluppa su due filoni: da una parte la valutazione costante delle necessità dei bisogni attraverso questionari per i caregiver e colloqui guidati con le persone affette da demenza, dall’altra interventi informativi e formativi rivolti a diverse fasce di popolazione Per quanto riguarda il primo aspetto, è stato individuato un panel di familiari caregiver ai quali è stato sottoposto questionario: più di 60 i partecipanti che hanno sottolineato come la comunità di Abbiategrasso sia sensibile alle loro esigenze, ma che si possa al tempo stesso fare ancora molto di più per informare e per permettere ai loro cari di continuare a condurre una vita molto simile a quella del passato. Da una parte il desiderio di svolgere attività tipiche della vita quotidiana (incontrare amici, fare passeggiate, vivere il centro della città), dall’altra il timore che non tutti i cittadini siano in grado di riconoscere le difficoltà di chi è affetto da demenza e quindi di saper rispondere nel modo corretto alle loro esigenze Per ovviare a queste difficoltà, oltre a due edizioni di un corso espressamente rivolto ai familiari caregiver finalizzato a renderli più consapevoli delle caratteristiche della malattia e pronti a gestire momenti di vita quotidiana, diversi interventi sono stati rivolti a particolari categorie professionali e della società civile. Sono stati formati tutti gli agenti di polizia locale, gli operatoti della biblioteca comunale e dell’ufficio comunale di relazioni con il pubblico, i commercianti ed è inoltre stato avviato un progetto con gli studenti delle scuole superiori di Abbiategrasso che avrà uno sviluppo pluriennale, in modo da rendere anche le generazioni future già pronte ad essere dementia friends.


Prof.ssa Laura Calzà, endocrinologa, Docente di Embriologia, Istologia e Anatomia Umana presso l'Ateneo di Bologna, Direttore Scientifico della Fondazione IRET di Bologna

Anche la Prof.ssa Laura Calzà, endocrinologa, Docente di Embriologia, Istologia e Anatomia Umana presso l'Ateneo di Bologna, Direttore Scientifico della Fondazione IRET di Bologna, ha riferito sulle attività di ricerca che il suo Istituto sta svolgendo in Italia con tangibili successi al punto di aver rinnovato gli accordi e dedicato una apposita struttura della propria sede alla prosecuzione della sperimentazione per un contatto maggiormente diretto agli assisiti.
La Fondazione IRET ONLUS, invece, è un ente di ricerca scientifica in campo biomedico, dedicata allo studio delle malattie degenerative del sistema nervoso centrale, quali sclerosi multipla, demenza di Alzheimer, demenze vascolari, atassie, malattia di Parkinson e dolore cronico. La Fondazione lavora per migliorare la qualità della vita dei malati attraverso un’attività di ricerca d’avanguardia preoccupandosi in modo particolare di ricercare i cosiddetti fattori di rischio dell'invecchiamento celebrale attraverso indagini di laboratorio da applicare ai pazienti e viceversa per rispondere in modo corretto a coloro che chiedono. Al momento si può affermare che il 4% delle patologie celebrali derivano da alterazioni genetiche specifiche contro il 96% che derivano da forme specifiche ad ampio specchio.


Prof.ssa Nicoletta Berardi dell'Università di Firenze, componente dell'equipe di studio e ricerca del Prof. Lamberto Maffei

La Prof.ssa Nicoletta Berardi dell'Università di Firenze, componente dell'equipe di studio e ricerca del Prof. Lamberto Maffei, già Presidente dell'Accademia dei Lincei, neurologo di chiara fama, studioso con Rita Levi Montalcini del cervello, ha riferito sul Protocollo "Train the Brain" che il Prof. Maffei ha elaborato per conto dell'IN - CNR Istituto di Neuroscienze e IFC - CNR Istituto di Fisiologia Clinica di Pisa.
Tale progetto, finanziato dalla Fondazione Pisa, ha sperimentato l’efficacia della combinazione di training cognitivo ed esercizio fisico in soggetti anziani a rischio di sviluppare demenza. Le evidenze sperimentali disponibili suggeriscono che l'inattività fisica, uno stato di malattia cronica, l'obesità, il fumo, la depressione, la bassa scolarità sono tra i principali fattori di rischio dell'Alzheimer. Viceversa, l'attività fisica, l'attività cognitiva, una corretta nutrizione sembrano essere fattori protettivi. Interventi basati su esercizio fisico e cognitivo sono risultati di beneficio in anziani cognitivamente sani, ma le evidenze che un intervento di questo tipo potesse essere di beneficio in soggetti anziani che presentassero già danni cognitivi, mancavano. L’assenza di trattamenti terapeutici efficaci e l’aumento del numero di soggetti affetti previsto nei prossimi anni (più di 115 milioni di soggetti affetti da demenza previsti per il 2050), rende la verifica delle potenzialità di interventi mirati a modificare lo stile di vita includendo fattori protettivi quali esercizio fisico e attività cognitivamente stimolanti estremamente necessario.
Nel progetto "Train the Brain", i soggetti partecipanti, suddivisi in piccole classi per favorire le interazioni sociali, hanno avuto, per sette mesi, un allenamento incrementale in diversi domini cognitivi e un training incrementale di attività aerobiche.
L'intervento ha avuto effetti molto incoraggianti: l'80% dei soggetti ha migliorato lo stato cognitivo, mentre nel gruppo di controllo, non sottoposto ad intervento, si è osservato un peggioramento dello stato cognitivo. L'intervento ha anche migliorato il flusso sanguigno in strutture cerebrali cruciali per la memoria. Lo studio ha quindi dimostrato che un intervento combinato di allenamento fisico e cognitivo può migliorare lo stato cognitivo ed alcuni indicatori di salute cerebrale anche in soggetti che mostrano già deficit cognitivi, suggerendo che modifiche allo stile di vita potrebbero essere un bersaglio utile per ridurre l'incidenza della demenza.


Dott. Mario Possenti, Segretario Generale della Federazione Alzheimer Italia

Il Dott. Mario Possenti, Segretario Generale della Federazione Alzheimer Italia, come da programma dei Convegno, ha dato "voce" ai Malati e alle loro Famiglie mettendo in luce la fondamentale importanza di diventare "amico della demenza". In Italia ci sono, infatti, 1.241.000 persone affette da demenza che, con i loro familiari, assistenti ed amici usufruiscono dei molti servizi messi a disposizione dall'Associazione.
Mission della Federazione è quella di : informare e sensibilizzare le Istituzioni, il mondo della medicina, le aziende e la popolazione sulle demenze; aiutare e sostenere i familiari e le persone affette dalla malattia fornendo loro servizi di supporto; rappresentare e tutelare i diritti dei malati per ottenere una migliore politica sanitaria e sociale; promuovere la ricerca medica e scientifica sulle cause, la cura e l'assistenza delle malattie di alzheimer e delle demenze; Incentivando la nascita e lo sviluppo della Associazioni locali per assicurare un'azione sempre maggiore ed efficace sul territorio.
Il 75% delle persone con demenza e il 64% dei loro familiari denuncia stigma ed esclusione sociale. E' dimostrato, invece, che se le persone con demenza ricevessero maggiore attenzione e supporto in alcune attività quali spostarsi, andare per negozi o visitare centri di culto, potrebbero avere un ruolo più attivo nelle loro comunità. Si è riscontrato, inoltre, da un'indagine direttamente eseguita sugli assistiti che, il 25% dei malati necessita di essere accompagnato, il 17% lamenta la mancanza di punti ove potersi mettere seduti a riposare, il 15% ha paura di perdersi, il 14% non sa a chi rivolgersi in caso di aiuto, necessità ed emergenza, il 14% lamenta poca sicurezza nel muoversi.
Basterebbe, quindi, plasmare la popolazione in base alle aspettative delle persone con demenza, aiutarle ad impegnarsi nella vita sociale, mantenere la loro indipendenza usando soluzioni in base alla propria comunità. Come? Mettendo a disposizione trasporti appropriati, creando sensibilizzazione e combattendo lo stigma, facilitando gli spostamenti nelle città, assicurandosi che le attività sociali includano, non escludano, le persone affette da demenza, adottando negozi e servizi secondo i loro bisogni, assicurando diagnosi tempestive e cure personalizzate o integrate, valorizzando le persone con demenza, riconoscendone i loro contenuti. Si tratta, quindi, di andare verso un mutamento socio-culturale che porta alla costruzione di Comunità Amiche delle Persone con Demenza per creare intorno alle persone con demenza un contesto che non giudichi ma che invece sappia assistere e rispondere alle varie necessità: il tassista, la cameriera, il conducente del tram, e la commessa non sono persone che forniscono assistenza ai malati di alzheimer, ma che prestano servizi alla popolazione in generale.
Chiunque può diventare Amico delle Persone con Demenza: occorre solo comprendere meglio la malattia e attuare tutte quelle piccole azioni per aiutare chi ne è colpito a vivere una vita il più normale possibile, giorno dopo giorno, sentendosi incluso e compreso dalle persone che lo circondano.
La Federazione Alzheimer Italia ha sviluppato un processo di riconoscimento a livello nazionale per tutte le realtà che chiedono e desiderano diventare Comunità Amica delle Persone con Demenza. Qualsiasi Organizzazione, Associazione, Cooperativa o Comune italiano può contattare la Federazione e, seguendo un percorso guidato, avviare iniziative di sensibilizzazione e formazione necessarie a creare il seme di una Comunità Amica delle Persone con Demenza.


Dott.ssa Liliana La SALA, Direttore dell'Ufficio 6 del Ministero della Sanità

La Dott.ssa Liliana La SALA, Direttore dell'Ufficio 6 del Ministero della Sanità intervenuta al posto del Ministro Lorenzin, ha ricordato come lo Stato, tra tante priorità che vanno comunque affrontate e soddisfatte, ha sempre cercato di essere presente per supplire alle necessità più urgenti. Non a caso, nel settore sanitario, ad esempio, fin dal 2014, ha istituito un Piano per le demenze mettendo a disposizione fondi tanto per la ricerca sull'alzheimer ed altre patologie senili che per l'assistenza ai malati e allo loro famiglie.
Ha, quindi, anticipato di prossimo stanziamento (realizzatosi il 28/11 u.s.) di un fondo di 20 milioni di euro, elevabile fino a 60 che, per quanto non risolutivo, è comunque una tangibile presenza, con la promessa di fare meglio nei prossimi anni e, soprattutto riconoscimento ufficiale di una esigenza nazionale sempre di maggiore attualità.
Nella Legge di Bilancio è presente (è passato) un emendamento che istituisce un fondo per i cosiddetti caregiver, cioè i familiari che assistono persone all'interno del nucleo. Il fondo con una dotazione di 20 milioni di euro (elevabile come prima detto) l'anno, per il triennio 2018-2020, è destinato alla copertura finanziaria di interventi legislativi finalizzati i al riconoscimento del valore sociale ed economico del caregiver. Potrà essere il coniuge, una delle parti dell'unione civile, il convivente di fatto, un familiare o affine entro il secondo grado o fino al terzo se l'assistito non è autosufficiente, a poterne usufruire.


Dott.ssa Silvana ZUMMO, Presidente del Rotary Club di Fermo

Ha infine, preso la parola la Dott.ssa Silvana ZUMMO, Presidente del Rotary Club di Fermo, incaricata di svolgere la relazione conclusiva e chiudere i lavori del Convegno.
A nome del suo Club e degli altri 26 club aderenti alla sua organizzazione, la Dottoressa si è dichiarata particolarmente soddisfatta dell'ampio respiro e della completezza delle relazioni svolte dai Relatori che non solo hanno dato quell'informativa che gli organizzatori si erano prefissi di fornire per la conoscenza della problematica ed il punto della situazione agli atti, ma ha auspicato che il Rotary International faccia tesoro di quanto scaturito dal Convegno di Roma e dagli altri tentativi che nel mondo si stanno facendo per richiamare l'attenzione del Board su quella che viene definita la malattia del secolo e la piaga inarrestabile dell'umanità.
L'Alzheimer è stata dal 2003 al 2014 la sesta causa di morte in Italia (ma non è differente nel resto del mondo) dopo le malattie ischemiche del cuore, quelle cerebrovascolari e comunque concernenti il cuore, i tumori maligni alla trachea, ai bronchi e ai polmoni, le malattie ipertensive. Si muore più di Alzheimer che non per le malattie delle vie respiratorie, del diabete e dei tumori maligni al colon, al retto e al seno. Al momento non esiste cura o farmaco che possa guarire dal male. Provvidenziale è la prevenzione e la possibilità di rallentare il decorso della malattia cosi come emerso dalla voce dei Relatori. E da questo dato di fatto non può non muoversi per i successivi sviluppi, sperando che ci siano e vengano presto.
Convegni, scambi di opinioni, iniziative come questa svoltasi a Roma e alla quale abbiamo partecipato in rappresentanza di 27 Club del Rotary International sono apprezzabili ed encomiabili.
Auspico e mi impegno per il mio Club, ma sono sicura che altrettanto faranno anche gli altri Presidente di Club che in questa occasione hanno partecipato e a quanti altri in seguito vorranno unirsi a noi per successive iniziative, che anche il Rotary International abbia il suo 21 settembre, giornata mondiale dedicata all'Alzheimer e fornisca la sua voce per ulteriori traguardi fino a quando poter un giorno annunciare che, oltre alla Poliomielite, il Rotary è stato capace di eradicare dal mondo anche l'Alzheimer!
Grazie e arrivederci alla prossima!