IN BALIA DELLE ONDE
il viaggio burrascoso del malato di demenza
Un percorso degenerativo, che coinvolge anche amici e parenti
Dove ho lasciato le chiavi di casa?
Vai a vedere l'ultimo film di Bruce Willis, è proprio bello, si chiama... ? Eppure ero sicuro di averlo messo qui? A quanti sono successi momenti come questi, in cui, solitamente quando si ha fretta, si cercano oggetti importanti, oppure si cerca di essere il più precisi possibili durante un racconto ad amici e il particolare, il nome, il luogo non riusciamo a ricordarlo e ciò poi condiziona tutto il successivo atteggiamento nella narrazione, per poi ritrovarsi, minuti o ore dopo, quasi illuminati nel ritrovare improvvisamente la risposta alla nostra interpellanza ai ricordi. Momenti di imbarazzo, a volte rabbia e sconforto, che si esauriscono velocemente ma che possono creare disagio, in quanto ci fanno perdere quell'efficienza e quella sicurezza a cui si è fortemente, e giustamente attaccati. Momenti che però passano veloci
e che vengono velocemente rimpiazzati da altro, da nuove emozioni e sensazioni, e ai quali, in fondo, non si dà mai
troppa rilevanza, anzi vi è quasi una solidarietà comunitaria, soprattutto quando l'amnesia momentanea è dovuta a fatti o particolari di un dialogo conviviale, nel quale gli altri soggetti, riconoscendo il disagio che loro stessi hanno provato in altri momenti, sollevano il relatore dal compito di dare precisione al discorso fatto, rassicurandolo. Questa è l'esperienza comune che forse fa considerare il nostro cervello, e in generale tutte le funzioni legate ad esso, un oggetto oscuro, dai contorni non ben definiti, indipendente e incontrollabile, per cui quando le funzioni celebrali vengono intaccate o lese l'angoscia e il senso di impotenza aumenta vertiginosamente. E in tutto questo mondo, tra le più grandi
paure, vi è la perdita delle funzioni di relazione sociale e di benessere nello stare con gli altri, vi è la demenza. La demenza, più il nostro corpo invecchia, e di conseguenza i suoi organi e i suoi sistemi e apparati, più risulta probabile,
e terribilmente vicina alla realtà delle persone. Nella sola Italia gli over sessantaquattrenni sono quasi 13 milioni (dato dell'ultimo censimento) e in questi la possibilità di fenomeni di demenza è tra il 5 e il 7% (a seconda degli studi che si prendono in considerazione) con tassi di incidenza che crescono con il crescere dell'età. Per cui quasi un milione di persone sono affette da demenza, e di queste, in particolare, la maggior parte è affetta dal morbo di Alzheimer. Uno stato psicofisico degenerativo che non ha ancora una reale cura né prevenzione, anche se gli studi del gruppo di Tanzi stanno facendo progressi enormi, e che ha solo possibilità di essere rallentato, monitorato e alleviato. Una perdita progressiva della propria autonomia, della propria capacità di pensiero, della propria incidenza sulla comunità che è un depauperamento insopportabile per la persona in primis, e per la società poi. Ma nonostante questo colpisca più di un milione di famiglie nel nostro Paese (circa 49 milioni a livello globale) la demenza
è un dramma che troppo spesso viene affrontato con nessun strumento e supporto. La verità è che ci si vergogna di quello che sta accadendo, si cerca di negare i propri limiti, finché questi non diventano palesi, e a quel punto la reazione della collettività è spesso inadeguata. La perdita della memoria, delle capacità di
relazionarsi tramite il proprio vissuto con i propri familiari e affetti, rappresentano i veri drammi e angosce del malato e dei suoi cari. È questa la sfera che realmente vien colpita, una malattia del genere non invalida una sola persona, ma tutte quelle che le sono legate, che vivono il lento e costante decadere di un individuo che hanno amato, e per cui non riescono a fare nulla. Un'impotenza frustrante che accresce con il passare e con il progredire della malattia, e a cui non
si da il giusto peso e la giusta considerazione. La malattia
per cui diventa uno stato di malessere familiare, e di conseguenza comunitario. Nonostante questo, viene comunque sottostimata e poco supportata. Questo moto collettivo è la vera manifestazione della malattia, ed è anche su questo e per questo che nel corso degli ultimi anni sempre più studi e interventi cercano e vogliono coinvolgere tutta la sfera di influenze che gravita intorno al malato, per far si di prevenire le malattie accessorie che la demenza porta con se, soprattutto psicologiche. In questo quadro stanno nascendo e rendendosi sempre più importanti corsi di sensibilizzazione alla popolazione, vista sia come possibili malati, sia come interagenti con la malattia. Corsi che danno gli strumenti più utili e immediati al malato, ai familiari e a chi viene in contatto con la malattia, dal lavoratore al volontario. Questi cammini formativi percorrono i più svariati campi, dai più tecnici e medici, a quelli psicologici e relazionali, andando così a preservare dal pericolo burn out, coloro i quali vivono nella cerchia relazionale del paziente.
Un rischio subdolo e non riconoscibile ai più, che si manifesta con così tante sfaccettature, che senza un'autoanalisi forte e un supporto psicologico esterno, risulta difficile da evitare e affrontare. In tutto questo la sensibilità del mondo rotariano nel corso degli anni non è mancata, nè sono mancati service a favore della propria comunità di appartenenza, sono stati introdotti e portati avanti per alleviare e informare sempre più, per mettersi a disposizione in casi di reale bisogno della società. In queste pagine potrete leggere di alcuni progetti, tra i tantissimi attivati, che recentemente sono stati realizzati dai club di tutta Italia. Service che non risultano essere gocce in un mare in cui una nave è ormai alla deriva, ma solidi porti di ristoro e rifugio per chi deve affrontare questo burrascoso viaggio.