Invecchiare in salute – III° Convegno

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Invecchiare in salute – III° Convegno

Rotary Roma Capitale: Progetto Alzheimer

ALZHEIMER: NEL 2020 IL ROTARY SCENDE IN PRIMA PRIMA LINEA PER COMBATTERE UN MORBO CHE, A LIVELLO GLOBALE, COLPISCE 36 MILIONI DI PERSONE.

Continua l’impegno contro le malattie da parte dell’Associazione internazionale fondata nel 1905 da Paul Harris. Proprio grazie al Rotary i casi di poliomielite si sono oggi ridotti del 99.9% rispetto al 1988, quando questa malattia colpiva 350 mila bambini l’anno.

L’impegno nella lotta alle malattie rientra da sempre tra gli obiettivi prioritari del Rotary.
Negli ultimi trent’anni l’Associazione internazionale fondata da Paul Harris ha consentito di vaccinare 2,5 miliardi di bambini in 122 Paesi, con un impegno economico di 2 miliardi di dollari da parte dei Soci rotariani di tutto il mondo.

Proprio grazie al Rotary, i casi di poliomielite si sono ridotti del 99.9% rispetto al 1988, quando questa malattia - per la quale non esiste una cura, ma che è prevenibile con un semplice vaccino - colpiva oltre 350 mila bambini l’anno.

Oggi, invece, solo 2 Paesi sono endemici: Pakistan (128 casi nel 2019) ed Afghanistan (28 casi nel 2019), per un totale di appena 156 casi di poliovirus di tipo 1. Le altre forme virali sono già ufficialmente eradicate: la poliomielite da poliovirus di tipo 2 è stata debellata nel 2015 ed il 24 ottobre 2019 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che anche il poliovirus di tipo 3 è stato definitivamente sconfitto.

Ma i Rotary Club di tutto il mondo, da anni, operano in prima linea anche contro altre malattie.
I Club sono distribuiti in quasi tutti i Paesi del mondo e questa presenza locale e globale permette ai Rotariani sia di attivarsi nelle loro comunità per risolverne problemi specifici, che di collaborare con altri Club a progetti di servizio a carattere internazionale, sempre uniti nell’impegno di migliorare la qualità della vita dell’intera umanità.

Dopo la lotta alla poliomielite, la sfida più grande parte ora da Roma, più precisamente dal Rotary Club Roma Capitale (Distretto rotariano 2080) che - essendo la poliomielite prossima ad estinguersi - sta proponendo ai Rotariani di tutto il mondo di concentrarsi nella lotta ad un’altra malattia: l’Alzheimer.
«Bisogna trovare molti più fondi per finanziare la ricerca e di questo possiamo farci carico noi rotariani, proprio come abbiamo fatto per la poliomielite» sostiene il Prof. Renato Boccia, portavoce e responsabile - insieme al consocio Rag. Claudio Pernazza del “Progetto Alzheimer” del R.C. Roma Capitale.
Il progetto rotariano a carattere internazionale, parte dunque dal nostro Paese, ma anche il progetto contro la poliomielite aveva avuto la sua prima origine, 41 anni fa, per opera di un piccolo club italiano: il Rotary Club di Treviglio, che, tramite il suo presidente Sergio Mulitisch, propose alla Convention di Roma del 1979, l’idea di vaccinare contro la poliomielite i bambini dei Paesi in via di sviluppo.
Il progetto, subito accolto dal board della sede centrale di Evanston del Rotary International, fu dapprima riservato ai soli club italiani che, a proprie spese, provvidero alla raccolta dei primi vaccini da inviare nelle Filippine. Poi, il progetto riscosse tanto successo che il Rotary decise di coprire tutto il mondo con il programma di vaccinazione «Polio Plus».
Oggi, forti della circostanza che Albert Sabin, rotariano di Cincinnati, padre del vaccino orale, ha lasciato in eredità al Rotary International l’utilizzo del suo vaccino e grazie anche alla collaborazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Unicef, nonché all’apporto finanziario della Fondazione Bill e Melinda Gates che ha raddoppiato i fondi raccolti e messi a disposizione dalla Rotary Foundation aggiungendone di propri, la poliomielite può dirsi praticamente eradicata dal mondo, restando solo pochi focolai isolati.
«Con l’Alzheimer ci proponiamo di fare la stessa cosa» aggiunge il Dott. Pier Luigi Di Giorgio, Presidente del Rotary Club Roma Capitale. Da dove cominciare? Dal Convegno intitolato «Invecchiare in salute : quali percorsi?» organizzato dal R.C. Roma Capitale, venerdì 24 gennaio 2020, dalle 14,30 alle 19.00, presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica a Palazzo Giustiniani in Roma in Via Dogana Vecchia 29. Il convegno-evento, realizzato grazie alla fattiva collaborazione della Senatrice Paola Binetti, è organizzato dal R.C. Roma Capitale (Distretto 2080) con la partecipazione di 18 altri differenti club appartenenti a 5 diversi distretti italiani (Roma Castelli Romani - Roma Foro Italico – Roma Giulio Cesare - Roma Mediterraneo – Roma Nord Est – Roma Quirinale - Ostia – Pomezia-Lavinium – Viterbo - Rotaract Roma Tirreno-Monte Mario – Val Ticino di Novara - Ascoli Piceno – Fermo - Isola di Capri - Palermo Baia dei Fenici – Nardò - Putignano – Taranto) “Non è un convegno medico-scientifico a favore di qualche casa farmaceutica, ma è un convegno rotariano” puntualizza il responsabile e portavoce del Progetto Alzheimer del R.C. Roma Capitale.
E con ciò il Prof. Renato Boccia intende dire che il convegno si occuperà di un problema attuale di grande interesse sociale per il quale il Rotary è in grado di fornire una lettura del problema alla luce dei valori che propugna, quali il “servire al di sopra di ogni interesse personale”. Il Convegno vuole mettere in luce che la senescenza non può essere un problema solo per la famiglia del malato, ma è necessario stimolare gli Enti e le Istituzioni competenti a mettere in atto tutti gli strumenti di prevenzione possibili, ragione per la quale diventa fondamentale una corretta informazione.
Il primo passo, infatti, è sensibilizzare i media e l’opinione pubblica.
Il Convegno si prefigge di aumentare l’informazione e la conoscenza delle malattie neurovegetative della terza età come strumento per ridurre l’emarginazione ed il pregiudizio sociale nei confronti delle persone colpite da tali patologie e dei loro familiari, per permettere loro la partecipazione, per quanto possibile, alla vita attiva della comunità.
In Italia ci sono 1,2 milioni di malati conclamati di Alzheimer ed oltre 700 mila persone che ancora non sanno di essere malati. Nel mondo i malati sono addirittura 49 milioni, il che equivarrà a dire tra 10 anni ci sarò un nuovo malato ogni tre secondi. «Numeri che devono far pensare e che devono essere presi seriamente in «considerazio -ne», conclude il Presidente del R.C. Roma Capitale.
 
 

Rotary Roma Capitale: “Invecchiare in Salute: Quali Percorsi”
Sintesi del Convegno



Si è svolto a Roma il 24 gennaio 2020 nella Sala Zuccari, a Palazzo Giustiniani, presso il Senato della Repubblica, per iniziativa della Sen. Paola Binetti e l’Organizzazione del Rotary Club Roma Capitale con la collaborazione del gemellato Club di Fermo e la partecipazione di altri 16 Clubs Rotariani appartenenti di 5 diversi Distretti italiani (Roma Castelli Romani – Roma Foro Italico – Roma Giulio Cesare - Roma Mediterraneo – Roma Nord Est – Roma Quirinale - Ostia – Pomezia-Lavinium – Viterbo - Rotaract Roma Tirreno-Monte Mario – Val Ticino di Novara - Ascoli Piceno – Isola di Capri - Palermo Baia dei Fenici – Nardò - Putignano – Taranto) il III° Convegno sull’Alzheimer intitolato “Invecchiare in salute: Quali percorsi?”.

Secondo il cerimoniale Rotary, al tocco della campana e in piedi all’esecuzione degli Inni Nazionali, Europeo e del Rotary, risultavano presenti più di 150 ospiti, tanti quanti ne poteva contenere la sala, tra personalità rotariane, giornalisti e pubblico interessato al tema.


Giuliano CENCIARELLI, Vice Presidente del R.C. Roma Capitale

Giuliano CENCIARELLI, Vice Presidente del R.C. Roma Capitale, in sostituzione del Presidente Dott Piero DI GIORGIO, ammalato, ha aperto i lavori del Convegno salutando le Autorità Rotariane, i Presidenti degli altri Clubs e quanti altri presenti in sala illustrando brevemente gli obiettivi che gli organizzatori intendevano perseguire con il Convegno e, fatto un accenno al Progetto Alzheimer perseguito dal Club Roma Capitale con gli altri Clubs sostenitori, ringraziati anticipatamente tutti i Relatori per la loro partecipazione, ha ceduto la parola al Moderatore della riunione....


Dott. FARINA, Michele Giornalista del Corriere della Sera

Dott. FARINA Michele, Giornalista del Corriere della Sera, il quale, nel presentarsi, ha ricordato alcuni episodi di vita vissuta in famiglia con la mamma purtroppo ammalata di Alzheimer.


Senatrice Prof. Paola BINETTI, Presidente della Commissione Straordinaria per la Tutela dei Diritti Umani, Componente della XII Commissione Permanente del Senato (Igiene e Sanità)

Ha quindi preso il microfono la Senatrice Prof. Paola BINETTI, Presidente della Commissione Straordinaria per la Tutela dei Diritti Umani, Componente della XII Commissione Permanente del Senato (Igiene e Sanità), la quale, a nome della Presidentessa del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha rivolto un breve saluto ed il benvenuto a tutti gli intervenuti augurando loro un cordiale “Buon Pomeriggio e Buon Lavoro!”.


Dott. Basilio Luigi CIUCCI, Governatore del Distretto 2090 del Rotary International (Marche, Umbria, Abruzzo e Molise)

È poi intervenuto il Dott. Basilio Luigi CIUCCI, Governatore del Distretto 2090 del Rotary International (Marche, Umbria, Abruzzo e Molise) che ha aperto il Convegno.
I Rotariani concentrano i propri sforzi in 6 aree principali d’intervento che rispecchiano i principali bisogni umanitari, una di queste è la prevenzione e la cura delle malattie.
I Soci Rotary attuano centinaia di progetti nel campo della sanità tuttp l’anno e in tutto il mondo, ma l’impegno comincia nelle comunità di appartenenza. L’impegno è un impegno che ci tocca da vicino perché l’Italia risulta essere e lo sarà di più in futuro, il paese più vecchio d’Europa. L’Italia risulta essere il paese più longevo d’Europa.
E’ quindi importante per noi Rotariani porre un’attenzione particolare su questo argomento ed ancora di più per come invecchiare in salute.
L’evento di oggi rappresenta quindi un momento importante per le attività di prevenzione sanitaria attuata dai Clubs Rotary perché fornisce un’occasione di confronto, apprendimento e collaborazione certamente utile per poter attuare azioni di educazione propedeutiche alla necessità delle nostre popolazioni in via di invecchiamento.
Voglio rivolgere un particolare ringraziamento alla Senatrice Binetti, il Rotary Club Roma Capitale e il Rotary Club di Fermo e tutti gli altri che partecipato a questa giornata nonché tutti i Clubs che hanno collaborato in interclub.
Si sono poi succeduti altri interventi di saluto da parte di altri Rotariani:


Prof. Stefania SCATASCA, Presidente R.C. FERMO

La Prof. Stefania SCATASCA, Presidente R.C. FERMO ha portato i saluti del Club di Fermo che questo anno festeggia 60 anni di esistenza e segue con interesse il progetto Alzheimer del gemellato R.C. Roma Capitale che ha una valenza importantissima. Trovo che il Club Rotary – ha aggiunto - nel suo quotidiano, riesce a portare avanti i valori assolutamente imprescindibili che sono quegli ancoraggi valoriali che danno il senso al nostro agire all’interno del Club, aiutano i nostri Soci a trovare la forza di mettersi in gioco, di fornire un servizio per la comunità. All’interno di questi valori, il discorso che portiamo avanti da molti anni sulla salute ed il benessere dell’umanità, è quello che ci trova più in sintonia. Il progetto Alzheimer che ci unisce, ha una rete, una sinergia d’intenti da parte di tutti e stasera la nostra presenza lo testimonia, mira ad un progetto maggiormente allargato che coinvolge tutti noi rotariani. Ha a disposizione una sinergia d’intenti come stadera testimonia la nostra presenza. Solo stando insieme possiamo vincere le sfide importanti come quella dell’Alzheimer.


Dott. Vincent MAZZONE, Vice Presidente del R.C. di Ascoli Piceno

Il Dott. Vincent MAZZONE il quale ha portato i saluti del R.C. di Ascoli Piceno (del quale è Vice Presidente) che ha aderito al Progetto Alzheimer del R.C. Roma Capitale e sopra tutto dell’ARACI, Fellowship dei Rotariani appassionati si auto d’epoca della quale è Segretario nazionale non essendo potuto intervenire il Presidente, Dott. Giuseppe Giacomia di Migaudo, purtroppo allettato con l’influenza.
Ad Ascoli e con l’ARACI – ha detto - abbiamo appena condiviso un importante progetto, insieme con gli Amici del Distretto 2090, un importante service riguardante l’area del cratere che è stato afflitto dal sisma del 2016 e 2017.
Abbiamo adoperato un mezzo materiale ed immateriale per raccogliere soldi. Siamo stati bravissimi, abbiamo raccolto più di un milione di euro. Per questo service, chi fa Rotary divertendosi, cioè gli appassionati di auto storiche, oltre a creare amicizia ed affiatamento tra Soci non dello stesso Club, ma di tutta la Italia ed anche oltre, ha contribuito per il 7% della cifra. Siamo, però, anche quelli che, quando serve, ci rimbocchiamo le maniche perché è successo per ad Amatrice e ad Arquata in particolare, abbiamo realizzato ex novo, in un solo anno, la Casa del Rotary dove oggi trovato ospitalità tutti gli imprenditori giovanili della zona rimasti, con il terremoto, senza sede.
Siamo pronti ad impegnarci, visto che siamo presenti su tutto il territorio nazionale, anche per i progetti sull’Alzheimer.


Prof. Renato BOCCIA del R.C. Roma Capitale

Il Prof. Renato BOCCIA del R.C. Roma Capitale è intervenuto nell’assenza per influenza del Dott. Pietro LERARIO, Presidente del R.C. Roma Cristoforo Colombo, per dare la notizia del progetto che il Club sta portando a termine in questo anno sociale consistente in una speciale APP da applicare su un braccialetto da mettere al polso degli ammalati che consenta alle famiglie poter localizzare, in qualsiasi momento, dove essi siano.


Dott. Andrea PICCIOLI, Direttore Generale dell’Istituto Superiore della Sanità

Ha quindi preso la parola il Dott. Andrea PICCIOLI, Direttore Generale dell’Istituto Superiore della Sanità, che ha fatto presente che le demenze rappresentano uno sei principali problemi della sanità pubblica. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito le demenze tra le 5 patologie neurologiche e psichiatriche più invalidanti, con una prevalenza mondiale stimata di oltre 35 milioni di persone affette.
Il Ministero della Salute riporta che in Italia, più di 1 milione di persone sono affette da demenza con più di 3 milioni direttamente o indirettamente coinvolte nell’assistenza alle persone ammalate.
Nei mesi di maggio 2017, l’OMS ha adottato il Piano Globale sulla demenza 2017-2025 che punta a dare una risposta globale al crescente impatto della demenza. In Italia, nel gennaio 2015 e nel luglio 2016 sono stati approvati rispettivamente il Piano Nazionale delle Demenze e il Piano Nazionale delle Malattie Croniche, due documenti di notevole rilevanza in termini di sanità pubblica orientati a promuovere una migliore assistenza ed una riorganizzazione dei servizi socio-sanitari nella logica di un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA).
I principali obiettivi della ricerca scientifica nel campo delle demenze sono la prevenzione e la cura del malato, ma per raggiungerli è necessario conoscere i meccanismi patologici e i possibili fattori di rischio di ogni forma di demenza. È altresì importante sviluppare nuove metodologie diagnostiche per una corretta e precoce diagnosi basata su tecniche molecolari innovative.
L’Istituto Superiore di Sanità promuove la ricerca sulle demenze per approfondire la conoscenza dei meccanismi di malattia, individuare i nuovi bersagli terapeutici, sviluppare procedure per la diagnosi precoce e lo screening di soggetti a rischio e dare impulso allo sviluppo di nuove terapie e strategie preventive. A tale scopo, è stata costituita la Struttura di Missione Interdipartimentale sulle Demenze che si propone di convogliare e favorire l’integrazione delle competenze scientifiche e di sanità pubblica presenti in ISS nel campo delle demenze, della ricerca di base alla sanità pubblica, promuovendo la ricerca scientifica.
Da tempo esiste inoltre il sito Osservatorio Demenze che rappresenta uno strumento di informazione attraverso il quale fornire e divulgare informazioni scientifiche sulle demenze e sui Servizi dedicati, utili per cittadini, familiari e persone con demenza, operatori del settore, Istituzioni e per quanti operano nel settore.


Dott. Giovanni ANZIDEI, Vice Presidente della Fondazione Igea Onlus

Il Dott. Giovanni ANZIDEI, Vice Presidente della Fondazione Igea Onlus, in sostituzione del la Prof. Nicoletta BERARDI dell’Università di Firenze, a sua volta incaricata di sostituire il Prof. Alberto MAFFEI, neurofisiologo di fama mondiale, entrambi malati, ha ricordato che già nel 2013, i Capi di Stato e di Governo si erano riuniti a Londra in un G8 delle demenze, per discutere sul tema. Si arresero, però. dopo aver preso atto della limitata efficacia dei farmaci esistenti era solo capace di attenuare i sintomi della malattia per qualche mese, ma non di arrestare il progredire della malattia. In tutto questo, l’Italia è particolarmente a rischio avendo una delle popolazioni più longeve al mondo, insieme al Giappone, alla Francia e alla Corea.
Mentre alcuni fattori associati all’invecchiamento sembrano legati al patrimonio genetico e ad aspetti dell’esperienza infantile e giovanile, altri sono legati a fattori che caratterizzano lo stile di vita, quali la nutrizione, l’essere o meno fumatori, praticare attività fisica, essere coinvolti in attività cognitivamente stimolanti. Molti di questi fattori sono modificabili anche in tarda età e potrebbero quindi essere strumenti di intervento preventivo per promuovere un invecchiamento sano.
A tale riguardo, il Prof. MAFFEI, già da qualche anno, ha progettato e realizzato il protocollo “Train the Brain”, proprio con l’intento di intervenire, tramite questi fattori, sulle traiettorie dell’invecchiamento.
Il protocollo è stato sperimentato per quattro anni presso l’Istituto di Fisiologia Clinica e di Neuroscienze del CNR per conto dell’Università di Pisa. È stato applicato su soggetti anziani con lieve danno cognitivo, ma non ancora con demenza conclamata (soggetti MCI) e si è osservato un significativo miglioramento cognitivo nei soggetti che hanno partecipato al trattamento.
Mentre, infatti, il gruppo sottoposto al trattamento ha fatto rilevare variazioni della funzionalità cerebrale e vascolare con un aumento dell’afflusso sanguigno nel cervello, i non sottoposti al trattamento hanno fatto rilevare peggioramento della funzionalità cerebrale e vascolare.
I risultati della sperimentazione non prevedono l’impiego di farmaci. Sono stati pubblicati in numerose Riviste scientifiche ove si ribadisce che i corretti stili di vita e le attività di training fisico e cognitivo migliorano gli indicatori della salute del cervello e rappresentano una possibile strategia per ridurre e ritardare la caduta della demenza nei soggetti a rischio (MCI). Il Progetto si è anche dimostrato utile alle persone sane come forma di prevenzione per tutti, dopo i 50/60 anni.


Prof. Tonino CANTELMI, Presidente dl l’Istituto di Terapia Cognitiva Interpersonale di Roma

Particolarmente incisivo l’intervento del Prof. Tonino CANTELMI, Presidente dl l’Istituto di Terapia Cognitiva Interpersonale di Roma che si è soffermato in particolare sul diritto degli anziani alla felicità.
Nel 2019 gli over 65 – ha detto - hanno raggiunto per la prima volta i 13,8 milioni, andando a costituire il 22,8% della popolazione totale (ISTAT, 2019).
Occorre considerare che la soglia “vita in buona salute” è in media di anni 59.7 per i maschi e 57.8 per le donne, poi si entra nella zona welfare e long term care.
Nel nostro Paese si contano circa 2,2 milioni di persone al di sopra degli 85 anni e l’Italia detiene, insieme alla Francia, il record europeo del maggior numero di ultracentenari in vita, oltre 15.000.
Questo progressivo aumento della popolazione anziana comprime il sistema welfare italiano per l’assistenza sociale e sanitaria, che necessita di essere potenziato, unendo le forze del pubblico e del privato per un maggiore impiego delle risorse disponibili. Ad oggi sono più di 355.000 gli addetti sul territorio nazionale coinvolti nell’aiuto delle famiglie con persone anziane, ma non sono ancora abbastanza, occorre continuare ad investire nella formazione di nuove schiere di professionisti dell’assistenza in grado di seguire al meglio gli anziani dentro e fuori le residenze, tenendo anche in considerazione che in Italia i non autosufficienti sono già 2,5 milioni e si stima che raddoppieranno entro il 2030.
Dati recenti informano che gli uomini e le donne italiane attualmente affette da demenza sono oltre 1,2 milioni, una cifra impressionante che a livello mondiale ha dei costi economici e sociali non indifferenti. In un solo anno, nel 2018, l’investimento per questa malattia ha comportato una spesa mondiale pari a 1.000 miliardi di dollari, ciò significa che se paragonassimo l’assistenza per la demenza ad una nazione, sarebbe la 18° economia nel mondo.
Seppur in Italia esiste già dal 2014 un piano specifico sulla cura e sull’assistenza di queste persone, non sono mai state stanziate risorse economiche sufficienti a coprire il fabbisogno.
Infatti, il Piano Nazionale Demenze che fornisce indicazioni strategiche per la promozione e il miglioramento degli interventi nel settore, non soltanto con riferimento agli aspetti terapeutici specialistici, ma anche al sostegno e all'accompagnamento del malato e dei familiari lungo tutto il percorso di cura, non ha ancora ottenuto i finanziamenti necessari a renderlo operativo.
Lo scenario si amplia se consideriamo parallelamente un altro fenomeno diffuso e che merita altrettanta attenzione, ovvero il maltrattamento sugli anziani, inteso dall’OMS come una forma di violenza che costituisce una violazione dei diritti umani e che include gli abusi di natura fisica, sessuale, psicologica, emotiva, economica e materiale, l’abbandono, l’incuria e le gravi forme di perdita e di dignità e rispetto.
I maltrattamenti sugli anziani rappresentano un grave problema di sanità pubblica, nonostante i dati sulla diffusione del problema siano scarsi e gli episodi di violenza siano sottostimati, poco noti e spesso non denunciati, per timore, alla famiglia, agli amici o all’autorità.
Secondo le stime, una percentuale compresa tra il 4% e il 6% delle persone in età senile dichiara di aver subito un maltrattamento significativo nel mese precedente e in Italia sono quasi 3 milioni le persone over 65 che subiscono violenza psicologica, 400.000 vengono maltrattati fisicamente, 100.000 sono vittime di abusi sessuali e 600.000 subiscono truffe finanziarie (Società Italiana di Gerontologia e Geriatria-SIGG, 2016).
In aumento sono anche gli atti sanitario-assistenziali di restrizione chimica e personale: a rivelarlo è un’indagine della IPASVI – Federazione Nazionale Collegi Infermieri (2012), i cui risultati dimostrano che nel 68,7% dei casi, gli anziani che vivono nelle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) sono sottoposti a contenzione fisica e, in percentuale maggiore, a contenzione farmacologica.
Un’ulteriore ricerca condotta negli USA (OMS, 2014) sul personale delle case di riposo suggerisce che:
- il 36% ha assistito ad almeno un abuso di un paziente anziano nell’anno precedente;
- il 10% ha commesso almeno un atto di abuso fisico ai danni di un paziente anziano;
- il 40% ha ammesso di abusare psicologicamente dei pazienti anziani.

I fattori di rischio coinvolti nei casi di violenza e abuso nei confronti dell’anziano fragile e vulnerabile possono essere riscontrabili a livello individuale, relazionale, di comunità e socioculturale.

All’interno delle strutture di assistenza, i maltrattamenti risultano più frequenti laddove il personale ha una scarsa formazione, redditi bassi e un carico di lavoro eccessivo. A livello individuale, invece, ad accrescere il rischio di soprusi sono la demenza della vittima e i disturbi mentali o l’abuso di sostanze o di alcol da parte dell’aggressore.

Per prevenire e ridurre le conseguenze degli abusi sugli anziani, sono state attuate numerose strategie di intervento, quali la formazione e sostegno dei caregivers, campagne di sensibilizzazione, screening di potenziali vittime ed aggressori, programmi di aiuto psicologico.

Tuttavia, le evidenze a sostegno dell’efficacia di questi ed altri interventi sono ancora limitati.

Sono tanti in Italia i caregivers, parenti (circa 4 milioni) e badanti (circa 1 milione), che si occupano e gestiscono gli anziani in difficoltà: circa il 30% degli over 65 fatica ad utilizzare il telefono, prendere i farmaci, gestire l’economia personale e svolgere altre attività quotidiane.

Tale condizione contribuisce a ridurre nell’anziano la qualità percepita della propria vita; nel 2018, 1,2 milioni di italiani di età superiore ai 65 anni hanno dichiarato di sentirsi in solitudine, di essere privi di amicizie e di reti sociali al di fuori della loro famiglia.

Su questo scenario uno dei capisaldi per non abbandonare gli anziani vulnerabili è la lotta allo stigma.

Le persone affette da demenza, e in particolare da Alzheimer, vivono un’esperienza intrinsecamente sfavorevole che scatena reazioni emotive negative ed atteggiamenti arrendevoli, come se di fronte a questa diagnosi non ci fosse più nulla da fare, come se fosse loro impedito il diritto alla felicità.

Proporre, dunque, in ambito sociale programmi e percorsi volti alla riduzione e all’abbattimento degli stereotipi e dei pregiudizi sulla demenza, nonché al rispetto dei diritti, potrebbe rappresentare un itinerario di speranza al fine di migliorare la qualità della vita dei malati e delle loro famiglie.


Prof. Marcello D’AMELIO, Direttore dell’Istituto di Neuroscienze dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e della Fondazione IRCCS Santa Lucia

Il Prof. Marcello D’AMELIO, Direttore dell’Istituto di Neuroscienze dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e della Fondazione IRCCS Santa Lucia, ha richiamato l’attenzione sull’area del cervello ove viene prodotta la dopamina, neotrasmettitore collegato anche ai disturbi d’umore.
Come in un effetto domino, la morte dei neuroni deputati alla produzione di dopamina provoca il mancato arrivo di questa sostanza all’ippocampo, causandone il “tilt” che genera la perdita dei ricordi.
Questo spiega perché l’Alzheimer è accompagnato da un calo dell’interesse per la vita, fino alla depressione. Si comincia con il dimenticare alcune cose, per arrivare al punto in cui non si riconoscono più nemmeno i familiari e si necessita d’aiuto anche per le attività più semplici.
L’età media dei malati di Alzheimer è di 78 anni. La malattia colpisce la memoria e le funzioni cognitive. Si ripercuote sulla capacità di parlare e di pensare, ma può anche causare stati di confusione, cambiamenti di umore e di disorientamento spazio-temporale.
Prende il nome da Alois Alzheimer, neurologo tedesco che nel 1907 notò segni particolari nei tessuti celebrali di una donna, morta in seguito ad una insolita malattia mentale che evidenziava nel cervello la presenza di agglomerati, poi definiti placche amiloidi, e fasci di fibre aggrovigliate. Più corretto sarebbe definire questa malattia Alzheimer-Perusini dal nome dell’assistente italiano che aveva in cura la donna malata. Oggi, l’unico modo per fare una diagnosi certa di Alzheimer è attraverso l’identificazione delle placche amiloidi del tessuto cerebrale, possibile solo con l’autopsia, dopo la morte.
Nonostante tanti investimenti nel settore non ci sono ancora farmaci in grado di fermare e far regredire la malattia. Tutti i trattamenti disponibili puntano a contenerne i sintomi, ma non a curare la malattia.


Dott. Alberto DEALES, Direttore Sanitario dell’INRCA (Istituto Nazionale di Riposo e Cura per Anziani)

Il Dott. Alberto DEALES è il nuovo Direttore Sanitario dell’INRCA (Istituto Nazionale di Riposo e Cura per Anziani) che opera come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) di Ancona, per la ricerca e l’assistenza ospedaliera geriatrica e gerontologica verso rivolta a persone fragili e spesso non autosufficienti. E’struttura multi regionale perché, oltre che nelle Marche, ha competenze anche per la Lombardia e la Calabria.
L’Istituto persegue non solo l’eccellenza delle prestazioni assistenziali erogate nelle sue strutture, ma anche la ricerca scientifica di alto livello che sveli i meccanismi della longevità, della fragilità dell’anziano e dei loro determinanti.
Il ruolo e le finalità dell’IRCCS–INRCA fanno riferimento a due ambiti fondamentali e fortemente integrati fra loro: la ricerca traslazionale nel campo biomedico, epidemiologico, clinico e in quello dell’organizzazione e gestione dei servizi sanitari compresa l’attività assistenziale con prestazioni di ricovero e cura di alta specialità.
La salute dell’anziano viene trattata in termini di capacità funzionali più che dall’elenco delle malattie portate dai soggetti. Il modello utilizzato nell’organizzare l’attività assistenziale pone al centro questo rapporto tra patologie (multiple) e disabilità, promuovendo il recupero dell’autonomia e dell’inserimento sociale del malato mediante un approccio multi disciplinare e multi specialistico.
In tendenza con quanto definito dalle più accreditate teorie scientifiche, ogni patologia è affrontata insieme con le altre, ricercando un equilibrio che consenta alla persona di mantenere la massima autosufficienza, anche quando non è possibile la completa guarigione. Vengono a questo scopo utilizzati gli strumenti e le professionalità che si rendono necessarie per sviluppare un metodo di cura globale, basato sulla valutazione multi dimensionale del paziente (medica, funzionale, psicologica e sociale) seguita da un intervento multi disciplinare integrato (medici, infermieri, terapisti, psicologi, assistenti sociali).
L’attività di ricerca è pertanto rivolta a studiare i meccanismi dell’interazione dei fattori che causano la disabilità e la perdita dell’autonomia e a misurare gli effetti dell’intervento. “Disabilità” e “Comorbilità” (per valutare il rapporto costi/benefici nel trattamento), rappresentano i cardini del nuovo modello di Presidio Ospedaliero di Ricerca e le basi della nuova organizzazione dipartimentale.
Particolare attenzione viene data ai processi di miglioramento della qualità di vita nei suoi molteplici aspetti: da quello sanitario, in senso stretto, a quello organizzativo-gestionale e strutturale, con la finalità di rispondere in modo sempre, più scientifico ed adeguato, alle esigenze dell’utenza anziana. Queste ultime costituiscono il punto di riferimento essenziale per ogni progetto e iniziativa adottati o da realizzare come oggetto di studio e di verifica.
Ricerca ed assistenza lavorano, quindi, sempre insieme.
L’innovazione tecnologica aiuta a sostenere l’invecchiamento attivo, a ridurre i tempi di ricovero e ad assistere le persone nel loro domicilio.
Il Progetto AAL (Active and Assisted Living) nel quale l’Istituto è impegnato, tende a soddisfare le necessità del malato e a sostenerlo nelle sue attività quotidiane. Particolare attenzione viene rivolta non solo all’assistenza virtuale ma anche alla “robotistica”, tanto nella sua fase progettuale che realizzativa e di verifica nell’applicazione per sostenere il paziente in tutte le sue attività a domicilio.

Studi che l’Istituto sta seguendo e riguardano più specificatamente la demenza sono:
A) Il Progetto IN CHIANTI per stabilire quali sono i meccanismi che collegano l’attività fisica con quella cognitiva. Mantenere l’attività fisica e la massa muscolare ha la capacità di prevenire e ritardare l’insorgenza del declino cognitivo.
B) MY MIND, finanziato dal Ministero della Salute, per valutare gli effetti di interventi di training cognitivo su persone con diverso MCI (Mild Cognitive Impairment) o Disturbo Cognitivo Lieve.
C) IMM FAMILY che si propone di affrontare la malattia di Alzheimer con le persone anziane, le famiglie e tutti gli operatori assistenziali attraverso la costruzione di :
a) una palestra tecnologica per stimolare l’esercizio e prevenire l’insorgenza della demenza;
b) un contatto diurno con i pazienti in fase moderata severa per offrire loro interventi psico-sociali altrimenti non disponibili;
c) un’equipe multidisciplinare per affrontare i problemi peculiari della fase avanzata; d) corsi di formazione avanzata per caregivers e familiari per offrire supporto e migliorare l’assistenza.
D) INTERCEPTOR per valutare i marcatori che possono predire il passaggio alla demenza.


Prof. Giovanni MELI della Fondazione EBRI Rita Levi-Montalcini

Ad accendere una speranza nella lotta contro l’Alzheimer è stato il Prof. Giovanni MELI della Fondazione EBRI Rita Levi-Montalcini, coordinatore e responsabile del gruppo di ricerca sullo studio degli oligomeri Aβ nella malattia di Alzheimer che ha fatto il punto sulle ultime ricerche soffermandosi in particolare sull’anticorpo A13, la molecola che potrebbe frenare il declino mentale dovuto alla neurodegenerazione nei malati, favorendo la nascita di nuove cellule nervose.
La ricerca, coordinata da Antonio CATTANEO, Giovanni MELI e Raffaella SCARDIGLI, recentemente pubblicata sulla Rivista scientifica Cell Death and Differentiation condotta presso i laboratori della Fondazione EBRI Rita Levi Montalcini, da anni attivamente impegnata nella ricerca sull’Alzheimer, in collaborazione con il CNR, la Scuola Normale Superiore ed il Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma 3, ha messo a punto in laboratorio la promettente molecola, ad oggi testata sui topi malati di alzheimer.
Abbiamo scoperto – ha detto - che la neurogenesi, cioè la nascita di nuove cellule nervose nel cervello adulto, si riduce già a partire dalle fasi più precoci della malattia e che questa alterazione è causata dall’accumulo di aggregati altamente tossici della proteina Beta Amiloide chiamati A-Beta oligomeri, nelle cellule staminali del cervello.
Partendo da queste osservazioni, abbiamo proseguito le fasi sperimentali introducendo l’anticorpo A13 all’interno delle cellule staminali del cervello del topo malato, riattivando così la nascita di nuovi neuroni e recuperando dell’80% i difetti causati dalla patologia di Alzheimer nella fase iniziale.
Questo studio consente di aggiungere un tassello in più nella comprensione di questa malattia neurovegetativa , in particolare quando ancora non si assiste alla comparsa di sintomi.
I nostri risultati, aprono dunque la strada verso nuove possibili strategie, per la diagnosi precoce e per il trattamento pre-sintomatico dell’alzheimer.
Per la prima volta, infatti, siamo riusciti ad intercettare e neutralizzare sul nascere i singoli “mattoncini tossici” che formeranno le placche extra cellulari di A-Beta, l’attuale bersaglio terapeutico dell’Alzheimer, prima che questi provochino un danno neuronale irreversibile.
Per questa ragione stiamo lavorando su diversi fronti – ha quindi aggiunto - per traslare la nostra ricerca dalla sperimentazione preclinica negli animali a quella clinica nell'uomo, con la speranza di sviluppare una nuova strategia terapeutica selettiva e mirata negli anni futuri.


Prof. Annalisa PASTORE, Professore Ordinario di Biologia Molecolare della Neurodegenerazione presso l’Istituto di Psichiatria, Psicologia e Neuroscienze del Kimg’s College di Londra

È quindi intervenuta la Prof. Annalisa PASTORE, Professore Ordinario di Biologia Molecolare della Neurodegenerazione presso l’Istituto di Psichiatria, Psicologia e Neuroscienze del Kimg’s College di Londra. Vive all’estero da 38 anni e in Inghilterra da 23 anni. Dal 2013, opera al Kimg’s College London una università sparpagliata tra 5 Campus, dove lavora presso il Maurice Wohl Institute costituito nel 2015 e specializzato nelle neuroscienze. Dal 2017, appartiene anche al Dementia Research Institute (D.R.I.) dove lavora su malattie legate alla demenza.
Tra le demenze, la malattia meglio conosciuta prende il nome da Alois Alzheimer (1864-1915), professore di psicologia a Breslau che fu il primo a descrivere nel 1907 la
Demenza senile. Egli aveva in cura Auguste D. di 51 anni, seguita presso l’Ospedale psichiatrico dell’Università di Monaco dal suo assistente Gaetano Perusini (1879 – 1915) prematuramente morto in battaglia durante la prima guerra mondiale nello stesso anno del suo maestro. Oltre all’Alzheimer propriamente detta ci sono altre forme di demenza tra cui la demenza dei corpi di Lewy che sono dei piccoli ammassi proteici, dalla forma tondeggiante che si sviluppano tipicamente all’interno dei neuroni celebrali delle persone con morbo di Parkinson e la demenza frontotemporale che ha caratteristiche simili a agenti causanti in comune con la SLA.
Le demenze colpiscono attualmente 50 milioni di malati nel mondo ma il numero è destinato a triplicarsi entro il 2050. Recentemente poche sono le pubblicazioni e gli studi sull’argomento in confronto con l’interesse attratto da altre malattie quali il cancro. Il D.R.I. si propone di colmare questo divario dedicando 250 milioni di sterline per finanziare al momento circa 50 programmi di ricerca, 400 ricercatori tutti interconnessi tra di loro nonostante dislocati in 1 sede centrale e 5 sedi distaccate e che lavorano come un singolo Istituto. Il tutto è mirato ad un unico scopo: promuovere, connettere e rivoluzionare le scoperte relative alla demenza.
La filosofia del D.R.I. è che la ricerca può debellare la malattia accelerando la scoperta di nuovi modi di diagnostica e volti a trattare la demenza, migliorando la qualità di vita degli Individui affetti dalla malattia in moda da anticipare il giorno in cui poter prevenire la demenza.
A cosa è dovuta l’Alzheimer? È un rimpicciolimento del cervello dovuto all’aggregazione proteica. Il fenomeno è in qualche modo simile a ciò che avviene quando l’uovo, composto predominantemente di proteine, viene riscaldato: le proteine perdono la loro struttura, si aggregano irreversibilmente ed acquistano una nuova apparenza.
Questo tipo di processo irreversibile è presente oltre che nell’Alzheimer anche in altre malattie tra le quali il Parkinson, la corea di Huntington, il Diabete e le malattie Prioniche tipo “mucca pazza” Il mio programma di ricerca – ha aggiunto la Professoressa – si propone di studiare la funzione non patologica delle proteine coinvolte per capire i meccanismi che portano alla Aggregazione e usare i partners naturali per disegnare farmaci che blocchino l’aggregazione di specifiche proteine (curcuma, te verde, vino rosso). Questo approccio permetterà di sviluppare interventi mirati per colpire target specifici.


Prof. Silvia PINNA del Nucleo Estensivo per Disturbi Cognitivi Comportamentali Gravi (NEDCCG) – Istituto S. Giovanni di Dio Fatebenefratelli

È quindi intervenuta la Prof. Silvia PINNA del Nucleo Estensivo per Disturbi Cognitivi Comportamentali Gravi (NEDCCG) – Istituto S. Giovanni di Dio Fatebenefratelli, Roma, la quale ha parlato delle demenze di Alzheimer di grado lieve e integrazione nutrizionale con oleuropeina e glutatione biodisponibile. Il concetto di Nuclei Residenziali Estensivi per Disturbi Cognitivo-Comportamentali Gravi (NEDCCG) nasce dall’evidenza di quanto urgente sia per le famiglie avere dei supporti significativi e di quante poche siano le risposte che riescono a trovare sul territorio. Questi contesti riabilitativi sono ideali per condurre sperimentazioni cliniche su pazienti analizzando variabili poco convenzionali.
La Malattia di Alzheimer (AD) rappresenta circa il 60-85% di tutte le demenze ed è una forma di deterioramento cognitivo cronico-progressivo caratterizzato da un esordio insidioso con sintomi cognitivi e/o comportamentali spesso non riconosciuti. La AD colpisce l’8-10% degli ultra-sessantacinquenni e il 32% degli ultra-ottantenni. Secondo le stime più recenti in Italia i malati di Alzheimer sono circa 1.000.000 ed i nuovi casi sono stimabili in circa 80.000 l’anno.
Il cervello dei soggetti con AD presenta solitamente un volume ridotto in conseguenza di un processo neurodegenerativo che inizia a livello dell’ippocampo e della corteccia entorinale nei lobi temporali. Tale processo è caratterizzato a livello istologico da un accumulo di una proteina detta ß-amiloide che si deposita a livello extra-cellulare in aggregati insolubili (placche amiloidi o placche senili) che inibiscono le sinapsi provocando la morte cellulare.
La patologia al momento non ha cura, tuttavia numerosi studi di tipo epidemiologico hanno mostrato come una dieta particolarmente ricca in antiossidanti possa ridurne l’incidenza. Particolare interesse tra queste sostanze hanno suscitato l’Oleuropeina, fenolo contenuto nell’olio di oliva, e il Glutatione. Le sostanze hanno mostrato sia in vitro che su modelli animali la capacità di ridurre l’aggregazione e la tossicità del peptide beta amiloide, suggerendo un potenziale ruolo protettivo nei confronti della neurodegenerazione associata all’invecchiamento cerebrale patologico dell’AD.
Evidenze scientifiche in questo ambito sono ancora carenti, pertanto ci siamo proposti di indagare in uno studio l’efficacia dell’integrazione alimentare con EUVITASE, che contiene entrambe le componenti prima dette, a dosaggio standard (2 cp/die) per il trattamento dei disturbi cognitivi e comportamentali come sintomi di malattia di Alzheimer in pazienti in fase lieve di malattia.
Lo studio sarà condotto con la metodologia cross over, durerà 12 mesi (fase di arruolamento prevista 6 mesi) e prevederà un totale di 40 soggetti, afferenti agli ambulatori del Centro Alzheimer (NEDCCG) dell’Istituto S. Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Genzano di Roma, con diagnosi di malattia di Alzheimer di grado lieve. Previa acquisizione di consenso informato dei pazienti e dei caregiver, i soggetti ritenuti reclutabili saranno sottoposti a una visita di screening in cui verrà raccolta la storia clinica del paziente, verrà effettuato l’esame obiettivo generale e neurologico e sarà somministrato il MMSE (Mini Mental State Examination). Se il paziente rispetterà i criteri di inclusione sarà terminata la valutazione con una batteria neuropsicologica cognitivo-comportamentale estesa. I pazienti saranno randomizzati in due gruppi A e B. Il gruppo A riceverà subito per 6 mesi il trattamento con EUVITASE; il gruppo B inizierà il medesimo trattamento dopo 6 mesi. Tutti i pazienti saranno valutati a 6 e 12 mesi dall’inizio dello studio con visita specialistica e con la medesima batteria di test neuropsicologici.
La misura di efficacia primaria sarà verificare il cambiamento del punteggio ai vari test neuropsicologici all’inizio e alla fine dei 6 mesi di trattamento rispetto il punteggio ai medesimi test neuropsicologici all’inizio e alla fine dei 6 mesi in cui non si è ricevuto il trattamento.


Dott. Alberto DE SANTIS - Presidente ANASTE – Associazione Nazionale Strutture Terza Età e Presidente E.C.H.O - European Confederation of Care-Home Organization

Il Moderatore ha quindi dato la parola al Dott. Alberto DE SANTIS - Presidente ANASTE – Associazione Nazionale Strutture Terza Età e Presidente E.C.H.O - European Confederation of Care-Home Organization, il quale ha ricordato come siano pochissime le R.S.A. - Residenze Sanitarie Assistenziali – esistenti in Italia. Nelle stesse si può vedere come viene trattato il malato e la vocazione al lavoro del personale addetto.
La Residenza è la sintesi dell’incontro degli operatori medici e paramedici con i pazienti e dove trovano applicazione i protocolli dettati dagli scienziati del settore. Qui possono valutarsi gli effetti della demenza e gli operatori che, condividono le attività dei malati, sono i soli in grado parlarne.
La R.S.A. è sinonimo di multidisciplinarietà. La R.S.A. è come un Pinocchio. Tutti gli operatori, medici e non medici, con le proprie competenze, mettono in atto la fusione con la quale il pezzo di legno prende vita e può vivere una vita serena.
Il demente non manifesta in maniera diretta il dolore. Non è vero che non capisce. Non c’è niente di peggio che un familiare affermi che il malato non capisce. Non è vero che il malato non riconosce: A suo modo il malato lo comprende.
Gli operatori devono dimostrare empatia verso i malati e devono avere la capacità di comprendere quelli che sono gli stati d’animo altrui, dalla gioia al dolore, percependone quindi le emozioni. Devono “sentire dentro” e mettersi nei panni dell’altra persona. Se trattato bene il malato reagisce bene. Bisogna essere gentili, soddisfatti, mai arrabbiati.
L’80% sono donne che operano nelle R.S.A. si portano, purtroppo, appresso i problemi delle famiglie. Bisogna essere coscienti dell’importanza di stare con i malati per lasciare loro un buon ricordo.
In Germania, da 25/30 anni esiste un fondo unico ove i dipendenti versano, rinunciando a tre giorni di ferie, versano l’equivalente pari allo 0,50% dell’IRPEF per finanziare la lunga degenza. Da noi, ciò non è possibile pr motivi che, in questa sede è difficile analizzare, con le conseguenze che sono facili da immaginare.


Dott. Roberto GIUA, A.I.M. Advocate, Membro del Congressional Team

E quindi intervenuto il Dott. Roberto GIUA, A.I.M. Advocate, Membro del Congressional Team che ha riferito su cosa stia facendo e sia stata capace di fare negli U.S.A. la A.I.M. – Alzheimer Impact Movement che sviluppa politiche per superare la malattia attraverso maggiori investimenti nella ricerca, assistenza e supporto adeguato, soprattutto nei tempi giusti.
A.I.M. interagisce con i legislatori (Congressisti e Senatori) in tutte le fasi del loro lavoro, comprese le attività considerate elettorali o politiche, per mantenere alta l’attenzione dei politici eletti sulla malattia dell’Alzheimer. A.I.M. amplifica la voce dei sostenitori dell’Associazione, per dare loro ancora più potere.
Porta il messaggio nelle stanze del Congresso per conto di centinaia di migliaia di sostenitori dell’Associazione sparsi in tutto il paese (USA).
E così, oltre a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla individuazione precoce e la diagnosi, si costruisce,una forza di lavoro specialistica “dementia-capable”, si aumenta l’accesso ai servizi da fornire in casa o in comunità evitando quando possibile l’ospedalizzazione, si migliora la qualità delle cure in ambienti residenziali, si aumentano i finanziamenti per la ricerca, si finanzia l’infrastruttura pubblica per l’Alzheimer, si migliora l’accesso ai servizi per gli ammalati e per coloro che sono a esordio precoce, ecc.
In questo modo l’A.I.M., a fine dicembre 2019, è riuscita ad ottenere 359 milioni di dollari per la ricerca da aggiungere alla dotazione del National Institutes of Health di 2, 8 milardi di dollari l’anno.
Il Governo Federale si è impegnato a raggiungere l’obiettivo di prevenire e curare efficacemente la malattia dell’Alzheimer entro il 2025.
Si sta aprendo la strada per politiche atte a migliorare l’accesso ai servizi sanitari di qualità per le persone affette da Alzheimer .
La corsa presidenziale del 2020 in USA è in corso. Con 20 candidati in lizza per le nomination democratiche e repubblicane, la strada per la Casa Bianca attraversa l’America. Per sfondare con gli elettori, democratici e repubblicani devono concentrarsi sulle questioni che incidono sull’economi, sul sistema sanitario e sulle famiglie.
Con oltre 7 elettori su 10 che affermano di avere maggiori probabilità di votare per un candidato che si impegna a sostenere le politiche per combattere l’Alzheimer, i candidati sarebbero sciocchi a non parlare e portare avanti il loro piano per affrontare l’Alzheimer.
Il Dott Giua si è, infine fatto portatore di una lettera di Monica PETER, Presidente incoming del Rotary Club di Whittier che si dichiara disponibile a supportare qualsiasi iniziativa possa essere portata all’attenzione del Rotary International, a Evanstone, per aiutare la ricerca e la cura dell’Azheimer.


Dott.ssa Claudia MARCUCCI, Rotariana del Club di Ostia, Presidente dell’Associazione Amici di Alzheimer

Presente in sala, è quindi intervenuta, la Dott.ssa Claudia MARCUCCI, Rotariana del Club di Ostia, Presidente dell’Associazione Amici di Alzheimer che si è dichiarata figlia dell’Alzheimer avendo avuto il papà che, a 50 anni, è stato colpito dalla malattia.
L’Alzheimer, quindi non colpisce solo le persone avanti negli anni. Sono sempre più numerosi e diffusi i casi precoci.
Secondo chi, come lei, è in prima linea, “siamo in piena emergenza socio-assistenziale: le famiglie necessitano di assistenza e di aiuto.
Il piano demenze che avrebbe dovuto meglio strutturare i Centri di alta specializzazione che accolgono i malati per dare loro adeguata assistenza è bloccato dal 2005. I care givers non sono protetti adeguatamente. Tutto è sulle spalle delle famiglie. Se queste crollano. Crolla tutto”.
E’ quindi necessario che le Istituzioni si impegnino nel prendere provvedimenti iniziando con l’avviare e finanziare un vero e proprio piano demenze.
In questa prospettiva, il Rotary può fare molto e può fare la differenza. Grazie all’opera di informazione e sensibilizzazione, a livello mondiale, è riuscito a supportare la lotta contro la Polio. Oggi il Rotary può scendere in campo per un’altra importante battaglia: END ALZHEIMER NOW.


Sen. Paola BINETTI, Docente al Campus Biomedico di Roma, Vice Presidente della Commissione Straordinaria per la Tutela e la Promozione dei Diritti Umani, Componente della XII Commissione Permanente del Senato (Igiene e Sanità)

E’ quindi intervenuta, per le conclusioni del Convegno, la Sen. Paola BINETTI, Docente al Campus Biomedico di Roma, Vice Presidente della Commissione Straordinaria per la Tutela e la Promozione dei Diritti Umani, Componente della XII Commissione Permanente del Senato (Igiene e Sanità) la quale ha esordito dicendo che “è stato un pomeriggio molto intenso, l’interesse per il tema è risultato evidente. Ci si interpella con tutta una serie di domande importanti, alle quali, sono venute fuori, dagli interventi di tutti i Relatori, altrettante risposte che, in qualche modo, portano alla responsabilizzazione personale di ognuno di noi, qualsiasi sia la cosa che facciamo”. Gli interventi del pomeriggio possono immaginarsi come una torta multistrato nella quale abbiamo un piano della ricerca scientifica (coloro che più hanno parlato della ricerca scientifica sono molto giovani) il che significa una capacità di sfidare il pensiero tradizionale, di sfidare il sapere rassegnato, assumere la provocazione. Ecco chi deve rimanere e noi siamo qui con i giovani, per l’intelligenza creativa. Poi c’è il piano clinico, complesso della sintomologia che noi sappiamo avere uno sviluppo lento nel tempo, che comincia con un’impronta talmente tanto simile alla nostra normalità da non essere identificabile, che fa del paziente Alzheimer un paziente difficile da gestire anche dal punto di vista clinico. Poi abbiamo avuto il piano, per così dire, che ha riguardato prevalentemente le RSA che stiamo cercando di studiare con un appoggio delle cure palliative nell’immensità della loro dignità, tutte quelle terapie non farmacologiche con le quali cerchiamo di integrare alla mancanza di farmaci specifici. Ricerca, clinica, RSA, assistenza domiciliare nella sua struttura, imperfezioni …comunque fare qualcosa!. Costi incredibili della ricerca, dell’assistenza socio sanitaria, RSA, dell’assistenza domiciliare con rotazione dei badanti, costi di volontariato illuminato ove mi piace considerare il Rotary, quella strana interfaccia del volontariato strutturato ove c’è la dimensione gratuita del dono di se stessi anche se di una categoria intellettuale. Volontariato che si fa servizio, in una prospettiva di sogno ad occhi aperti, visionaria, che dice noi vogliamo sconfiggere l’Alzheimer! La polio non l’ha sconfitta il Rotary, ma il vaccino. Se però se il vaccino non veniva distribuito e portato a domicilio, la poliomielite non poteva eradicarsi.
La buona notizia che abbiamo sentito è che la struttura della molecola amiloide è riattivabile con la nascita di nuovi neuroni.
Abbiamo fatto disegni di legge sulla non autosufficienza, non vengono applicati nel modo giusto o non sono applicati abbastanza. Abbiamo fatto il disegno di legge sulle cure palliative, ma stiamo cercando di capire se nelle RSA si applicano o meno le cure palliative. Stiamo incrementando il numero delle telecamere perché la violenza non avvenga. C’è la proposta di legge tedesca dei giorni di ferie ed il prelievo sulla denuncia dei redditi. C’è la proposta americana.

C’è ….

Nella XII Commissione Sanità della quale faccio parte tutti i progetti si approvano in modo trasversale perché la salute non ha colore.
Ci sono tanti tentativi, noi siamo capaci immaginare le migliori soluzioni possibili, ma non siamo capaci di attuarle.
Mancanze di risorse? Si può far meglio.
Nuove proposte? Sostanziale disponibilità di tutti verso i nostri anziani.
Se, però, consentitemi di dire l’Italia è il paese con il più grande numero di anziani, qualcosa vorrà pur significare, in termini di dignità, di cure, di una giornata come oggi ove campeggia la speranza.


Dott. Giulio Bicciolo

Ha chiuso il Convegno il Governatore del Distretto 2090 del Rotary International, Dott. Giulio Bicciolo il quale ha esordito dicendo “A me spettano le conclusioni rotariane di questo interessante incontro”.
Nel pomeriggio si è trattato di una malattia di grande impatto sociale che coinvolge tante nostre famiglie e che, in futuro, è stato ribadito, avrà un incremento impietoso.
Perché il Rotary dovrebbe impegnarsi ed essere presente anche in questo campo?
Nelle 6 aree d’intervento del Rotary, fondamentale è la prevenzione e la cura delle malattie. Migliaia di Rotariani, in tutto il mondo, tutti volontari, contraddistinguono il Rotary - che è diverso da ogni altra Associazione - proprio per il servizio professionale, volontario, che viene fornito nel campo della solidarietà verso chi è più debole e necessita di aiuto.
Quel che distingue il Rotary è la competenza professionale nel servizio che mettiamo a disposizione della comunità.
Quale è la nostra missione? Provocare cambiamenti positivi e duraturi nelle comunità lontane, internazionali, nei paesi in via di sviluppo ove i bisogni si stanno affacciano in maniera prepotente e soprattutto in noi stessi attraverso la nostra azione di servizio.
Il Rotary attraverso la Fondazione, il nostro braccio operativo, ha investito diversi milioni di dollari nella prevenzione e nella cura delle malattie. Abbiamo combattuto l’epatite C e stiamo combattendo il diabete, la sclerosi multipla, l’HIV, le infezioni da papilloma e da virus e, come ricordava la Senatrice Binetti, la Polio.
Qui, davanti a voi, avete l’esperienza di uno come voi che ha vissuto fino all’altro ieri, in servizio attivo, in India, sul campo, nelle vie, nelle scuole, nei villaggi, per vaccinare i bambini.
La campagna di immunizzazione nazionale in India, si è svolta proprio la settimana scorsa. Alla stessa , ha partecipato anche il nostro Distretto con una squadra di volontari, professionisti, medici come me, che hanno contribuito, insieme agli Amici indiani, a vaccinare tantissimi bambini.
La polio è ancora presente. La nostra battaglia, insieme all’UNICEF, all’Organizzazione Mondiale della Sanità, insieme a tanti Governi nazionali ed insieme anche al contributo della Fondazione Bill e Melinda Gate che ha rinnovato, proprio la settimana scorsa, l’impegno a collaborare con il Rotary anche in futuro, ha portato alla riduzione al 99% dei casi di poliomielite nel mondo.
Ecco la dimostrazione di cosa è capace di fare il servizio professionale di un’organizzazione che incontra la sinergia e la collaborazione di un’organizzazione internazionale con le istituzioni e le Amministrazioni e. Come sia tutto ciò, importante.
Ecco il ruolo di noi Rotariani: portare le nostre competenze, il nostro servizio professionale, il nostro volontariato, la nostra azione in sinergia con le Istituzioni, con le Amministrazioni, con le Organizzazioni sanitarie che operano sia a livello internazionale che locale, per cambiare le vite perché, non vi nascondo, io ho visto delle situazioni che non avrei mai immaginato, situazioni di disagio , di emarginazione, di povertà, ma vissute con grande serenità e con grande dignità.
Ovunque e ovunque siamo stati, siamo stati accolti come persone che portavano una, anzi due, gocce di vita attraverso la vaccinazione che abbiamo dato a questi bambini, per strada, mentre passavano, a bambini che portavano in braccio i fratellini più piccoli, in scuole importanti per persone agiate in cui c’erano condizioni molto buone, ma anche in scuole nelle quali i bambini giravano scalzi, senza banchi, senza libri, ove in tantissimi seguivano delle lezioni che probabilmente non erano adeguate alla loro crescita.
Quindi, vedete come è importante questa nostra azione che, anche bel campo dell’Alzheimer, sarà sicuramente incrementata.
Vi do anche una informazione importante: a Honolulu, a giugno prossimo, durante la Convention internazionale che si svolge ogni anno e riunisce i Rotariani di tutto il mondo, ci sarà una sessione dedicata all’Alzheimer!
E una notizia recente che mi fa piacere darvi: ci sarà un impegno del Rotary, oltre che per la polio, anche nei confronti di questa importante malattia di grande impatto .

APPLAUSI

E l’auspicio che mi sento di dare è quello che il Rotary attraverso l’azione di servizio con altri partners importanti , attraverso l’azione sinergica con le Istituzioni, come ricordava la Senatrice Binetti, attraverso anche il confronto ed il rapporto costante con coloro che scientificamente si occupano di questa materia e che, questo pomeriggio, abbiamo ascoltato, con tante voci autorevoli, con tante persone che si impegnano in campo medico nella ricerca, per combattere questo male che sta minando la nostra Società che invecchia e che sempre più spesso si trova di fronte a queste problematiche.
Ringrazio moltissimo la Sen. Binetti, tutti i Relatori. gli organizzatori di questo importante Convegno e auspico che questo sia un punto di partenza affinchè un progetto, un progetto condiviso, porti alla continua ricerca, all’aumento delle conoscenze di questa malattia e porti un giorno, finalmente, alla sua definitiva sconfitta.

Vi ringrazio.
HANNO PARLATO DEL PROGETTO ALZHEIMER DEL R.C. ROMA CAPITALE E DEL CONVEGNO
GIOVEDI’ 30-1-2020

https://www.secoloditalia.it/2020/02/alzheimer-lultima-sfida-creare-una-piattaforma-virtuale-di-pazienti-puo-fare-la-differenza-ecco-perche/

MERCOLEDI’ 29-1-2020
https://www.innovami.news/2020/01/29/alzheimer-impatto-economico-aumenta-italia/
https://www.corrierenazionale.net/2020/01/29/geografia-dellalzheimer-in-italia/
https://www.corrierepl.it/2020/01/29/geografia-dellalzheimer-in-italia/

DOMENICA 26-1-2929

https://www.themapreport.com/2020/01/25/rotariani-uniti-contro-lalzheimer/
https://fidest.wordpress.com/2020/01/26/geografia-dellalzheimer-in-italia/
https://www.buongiornoalghero.it/contenuto/0/11/121497/la-geografia-dell-alzheimer-in-italia-40-mila-in-sardegna
https://www.corrierepl.it/2020/01/29/geografia-dellalzheimer-in-italia/
https://romasociale.com/700-mila-italiani-non-sanno-di-essere-malati-di-alzheimer/
https://www.themapreport.com/2020/01/25/rotariani-uniti-contro-lalzheimer/
https://www.ilcentro.it/abruzzo/in-abruzzo-25mila-i-malati-con-diagnosi-di-alzheimer-1.2360707
https://www.themapreport.com/2020/01/25/rotariani-uniti-contro-lalzheimer/
https://fidest.wordpress.com/2020/01/26/geografia-dellalzheimer-in-italia/
http://www.notiziedabruzzo.it/osservatorio/alzheimer-in-italia-colpisce-1-2-milioni-di-persone.html
https://www.corrieredelconero.it/pane-burro-marmellata//quel-ragno-nero-dellalzheimer/?p=29127/
https://www.cosenzatoday.net/alzheimer-in-calabria-68mila-casi-ma-in-molti-non-sanno-di-esserne-alati/
https://www.altoadige.it/salute-e-benessere/alzheimer-700-mila-italiani-non-sanno-di-esserne-malati-1.2242347
https://www.giornaletrentino.it/salute-e-benessere/alzheimer-700-mila-italiani-non-sanno-di-esserne-malati-1.2242347
https://www.sardiniapost.it/cronaca/alzheimer-40mila-malati-in-sardegna-nel-sulcis-record-nazionale-di-mortalita/
https://www.dottnet.it/articolo/29858/settecentomila-italiani-non-sanno-di-avere-l-alzheimer/
https://www.youtube.com/watch?v=6SwxddNwIhc
https://it.geosnews.com/p/it/sardegna/ca/alzheimer-carbonia-iglesias--la-provincia-pi-colpita-d-italia-in-futuro-un-malato-ogni-3-secondi_27740996
https://www.ekuonews.it/25/01/2020/alzheimer-700-mila-italiani-non-sanno-di-esserne-malati/
https://giornalelora.it/notizie/2020/01/25/alzheimer-52-milioni-di-malati-nel-2020-ed-una-previsione-di-oltre-160-milioni-di-malati-entro-il-2050/
https://www.cinquantamila.it/storyTellerArticolo.php?storyId=5e2c158ecde61
http://www.caprievent.it/tv/allarme-alzheimer-700-mila-italiani-non-sanno-di-esserne-malati/
https://www.cuneo24.it/2020/01/il-piemonte-e-lalzheimer-55996/
https://www.telecolor.net/2020/01/alzheimer-700-mila-italiani-non-sanno-di-esserne-malati/
https://www.teleromagna24.it/attualit%C3%A0/emilia-romagna-alzheimer-700-mila-italiani-non-sanno-di-esserne-malati-video/2020/1
http://www.askanews.it/cronaca/2020/01/25/alzheimer-in-italia-1-2-mln-di-malati-120mila-in-lombardia-pn_20200125_00003
https://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2020/01/25/news/treviso-seconda-provincia-d-italia-per-numero-di-morti-per-alzheimer-1.38380980
https://www.mercurpress.it/2020/01/il-rotary-club-roma-capitale-scende-in.html
https://www.aj-com.net/files/2020_01_25_quotidiano_libero.jpg
http://www.askanews.it/cronaca/2020/01/25/alzheimer-in-italia-1-2-mln-di-malati-120mila-in-lombardia-pn_20200125_00003
https://www.corrierenazionale.net/2020/01/29/geografia-dellalzheimer-in-italia/
https://www.innovami.news/2020/01/29/alzheimer-impatto-economico-aumenta-italia/
https://www.telecolor.net/2020/01/alzheimer-700-mila-italiani-non-sanno-di-esserne-malati-2/
https://romasociale.com/700-mila-italiani-non-sanno-di-essere-malati-di-alzheimer/
https://www.themapreport.com/2020/01/25/rotariani-uniti-contro-lalzheimer/
https://www.ilcentro.it/abruzzo/in-abruzzo-25mila-i-malati-con-diagnosi-di-alzheimer-1.2360707
https://fidest.wordpress.com/2020/01/26/geografia-dellalzheimer-in-italia/

MARTEDI’ 21-1-2020

https://www.mediterraneaonline.eu/roma-convegno-sullalzheimer-alla-sala-zuccari-del-senato

LUNEDI’ 20-01-2020

http://www.24orenews.it/eventi/590-salute/24479-invecchiare-in-salute
https://thedailycases.com/alzheimer-52-milioni-di-malati-nel-mondo-nel-2020-la-previsione-sono-oltre-160-milioni-per-il-2050/amp/
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SABATO 18-01-2020

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VENERDÌ 17-01-2020

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GIOVEDÌ 16-01-2020

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MERCOLEDÌ 15-01-2020

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http://www.alganews.net/alzheimer.html
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